martedì 31 luglio 2012

Nevrosi istituzionali: la coazione a rifare gli stessi errori


Una scuola che fa acqua (di mare)



La coazione a ripetere è quello strano fenomeno psicologico che porta una persona a ripetere delle azioni in cui già si è fatta parecchio male. Freud diceva che era connessa all’istinto di morte che a sua volta è misteriosamente presente nella nostra psiche.  È una faccenda in cui non ci si capisce molto, o almeno con ci riesco con la mia modesta conoscenza dei fenomeni psichici; tuttavia sono convinto di due cose:
a) che la coazione a ripetere appartiene molto più alle organizzazioni che non agli individui; le organizzazioni burocratiche poi hanno una vera passione per la coazione a ripetere;
b) che effettivamente la coazione a ripetere sia connessa con la morte, ma più con la paura di morire che non con l’attrazione per essa.  Nei comportamenti coattivi delle burocrazie io vedo sempre il terrore che spostandosi di un solo millimetro dalla rotta abituale avvenga una catastrofe di proporzioni cosmiche: meglio battere le strade note anche se inefficaci e dolorose piuttosto che avventurarsi in terreni sconosciuti. Ma la morte è proprio l’assenza di cambiamento, la paura di cambiare quindi determina la fine delle funzioni vitali di un’organizzazione come di una persona. Da questo punto di vista anche un’organizzazione può avere un comportamento nevrotico ed essere soggetta allo strano fenomeno della coazione a ripetere. Se per un attimo riusciste a mettervi dal punto di vista nevrotico potreste immaginare quale immane catastrofe cadrebbe sulla scuola italiana se per mandare in una scuola degna di questo nome 20-30 studenti che vivono in una piccola isola si trovasse una soluzione difficilmente inquadrabile nella miriade di norme esistenti.

Scuola in mezzo al mare


Mettiamo una scuola in cui lo  S T A T O  - con tutte le lettere maiuscole e ben scandite mentre accenniamo ad un rispettoso inchino - non riesca ad assolvere ad un suo compito fondamentale: fare scuola garantendo almeno il ‘servizio’ ossia la presenza degli insegnanti al momento giusto e al posto giusto  (quanto alla qualità ed efficacia del servizio qui non ce ne occupiamo, assumiamo che sia mediamente scadente come nel resto del mondo); mettiamo che un gruppo di cittadini responsabili, quelli che ‘rispondono dell’educazione’,  si attivi  per trovare una soluzione, come si comporterà lo STATO?

Accenno ai fatti:  succede che in una piccola isola si accorpano gli alunni elementari in una pluriclasse e altrettanto si fa per le medie. A fronte di questo cambiamento radicale nella struttura  delle classi voi immaginereste che anche le altre ‘variabili’ siano sottoposte a revisione. Niente di tutto questo, stessi orari frammentati, stesse graduatorie, stessa sequela di malattie, supplenti, supplenti di supplenti, trasferimenti q.b. Si dà il caso che l’insegnante che deve venire per un’ora – poniamo il lunedì - debba spostarsi tra un’isola e l’altra oppure tra il continente e l’isola, mentre il mare è a forza 9, e quindi capita spesso che non arrivi, o arrivi in condizioni piuttosto precarie, parecchio arrabbiato e scontento del proprio lavoro e che si periti di comunicare ai ragazzi, invece che il suo illuminato sapere, le ragioni del suo scontento (tutto molto umano, ma vorremmo altrettanta comprensione umana per i ragazzi).

I genitori si organizzano e vedono di arrangiarsi tra di loro:  fanno dei laboratori; prodotti degli oggetti con i ragazzi, li vendono e con il ricavato comprano una parabola  per ADSL satellitare e pagano 50 euro di canone al mese così si possono fare le ‘videoconferenze’.
Questa possibilità in qualche modo viene riconosciuta – bontà sua - dalla scuola, ma resta il fatto che quello stesso laboratorio è ‘extrascolastico’ e addirittura extramoenia, accolto nella canonica dismessa della chiesa principale.
La parabola della scuola
L’orario, la titolarità delle discipline e tutto il resto non si toccano, la tecnologia non serve a innovare ma a conservare meglio un apparato  ed un’organizzazione che fanno acqua – di mare – da tutte le parti. 
Bisogna aspettare che l’insegnante che non ha potuto raggiungere l’isola possa raggiungere il luogo della videoconferenza e di là elargire la sua illuminata lezione.  Domanda: una volta che sia esclusa la presenza dell’insegnante ed una buona interattività, non esistono decine di software ben fatti che sono in grado di sostituire questa lezione teletrasmessa?  Ma veramente il ruolo insostituibile del docente è quello di elargire i contenuti?


Il docente oggi è più indispensabile di ieri perché deve stabilire una relazione umana attraverso la disciplina e rendere significativi, importanti per sé , i contenuti di una disciplina. Questa operazione si fa solo in presenza, attraverso quei segnali meta-comunicativi incoraggianti che il docente dovrebbe essere capace di fornire con continuità agli allievi. Se il docente non sa fare o non può fare questo lavoro sulla relazione può essere sostituito da un buon macchinario.
Allora se utilizziamo lezioni teletrasmesse o lezioni preregistrate da un buon produttore di materiale didattico,  cosa fa il docente?  Per esempio con una diversa organizzazione oraria potrebbe condurre uno stage conoscitivo – residenziale, senza il mare in mezzo - con i suoi allievi, fare una campagna intensiva di conoscenza ravvicinata sulla cui base potrebbe programmare una serie limitata di moduli didattici, facendo una vera progettazione e non una programmazione-risciacquatura del programma ministeriale. Poi potrebbe a distanza effettuare  un monitoraggio – che solo una competenza disciplinare assicura –sull’andamento del percorso di apprendimento, e poi effettuare delle verifiche serie e ben organizzate  in presenza.  Oppure  tutto questo non va bene e occorre inventarsi un’altra soluzione: tutto tranne stare lì davanti allo schermo ad aspettare se il docente arriva via mare o via etere.

Dunque è evidente che una soluzione  nell’ambito delle regole tradizionali non si riesce a trovare  e vanno esplorate strade nuove. Chi deve farlo?

Una scuola veramente autonoma, in grado di progettare e non solo di eseguire direttive dovrebbe essere capace di inventarsi qualcosa.  Una scuola che sia pubblica, ossia veramente a disposizione del cittadino dovrebbe immediatamente includere - in un gruppo di pensiero incaricato di  trovare una soluzione - i cittadini responsabili che si sono già mobilitati.


Ma non sono insegnanti!

Qui è il bello. Chiunque sappia – appena, appena - qualcosa di progettazione partecipata sa che il nocciolo è la partecipazione delle persone non competenti.  Nella progettazione partecipata, l’esperto si mette in ascolto, prende seriamente tutte le proposte, si adopera per trovare  le ragioni per sostenerle se sono compatibili, per confutarle se così non è. La progettazione partecipata  si basa sull’idea che la soluzione sta in mezzo a noi, bisogna trovare solo dove è nascosta, e l’esperto sostiene questa ricerca piuttosto che fornire una soluzione preconfezionata.

Invece no. Bisogna addirittura scomodare l’assemblea legislativa, fare una legge speciale per le isole, una legge speciale che consenta di conservare il quadro esistente  creando una soluzione ad hoc. Per carità, una cosa  buona e giusta, ma oggi forse possiamo pensare ad altro.
Per esempio possiamo pensare  che la cosa speciale  sarebbe pensare finalmente ad una soluzione empirica senza scomodare il legislatore e soprattutto senza aspettare i tempi del legislatore che arriverà a decidere quando i nostri studenti stanno già all’università.
VIP 
In questa isola arrivano da tutto il mondo persone di cultura e influenti  che vogliono godersi una meritata parentesi rispetto alla convulsa vita urbana. Ma questa isola è com’è perché ci sono degli abitanti che la tengono in vita durante i lunghi mesi invernali. Questi abitanti non dovrebbero essere angustiati dal fatto che restando a Stromboli  i loro figli  non abbiano una scuola adeguata, non dovrebbero temere che le famiglie debbano separasi per assicurare allo stesso tempo la scuola ai figli e il benessere ai turisti. Pensiamo che le persone di cultura e con ruoli di prestigio forse potrebbero spendere qualcosa di sé per sostenere questa giusta causa.

E’ possibile creare una cooperazione tra privato sociale (parole grosse, stiamo parlando semplicemente di un gruppo di genitori e di cittadini che si sono attivati non a protestare e basta ma a creare soluzioni efficaci)  mondo della cultura, e la scuola così come è (senza aspettare la sua palingenesi)?
E’ possibile che un ministro tecnico – tramite i suoi collaboratori - ci aiuti a pensare una soluzione  creativa invece di aggiungere nuove normative  alle troppe già esistenti?
Potrebbe bastare che si dia mandato a un dirigente o un qualsiasi ‘tecnico’ di studiare una soluzione con tutti gli interessati da presentarsi entro sei mesi? 
Potrebbe bastare dire che alle scuole che operano in particolari condizioni logistiche si dia un sostegno per sviluppare al massimo l’autonomia funzionale stabilita dal titolo quinto della costituzione?
Potrebbe bastare che per una volta -proprio perché si tratta di un’isola isolata - ci si affidi alla partecipazione degli interessati invece che alle decisioni di un’organizzazione pachidermica? Fermo restando che l’ultima parola la dica il MIUR? Mai sottrarsi alla sua santa supervisione!

Didattica in strada



NOTA BENE : 
la vulcanologia dal vivo, la pesca con i pescatori, la ceramica con Chiara, non sono attività didattiche, sono "extracurricolari". Salire sul vulcano più frequentato d'Europa non si addice agli scolari di Stromboli, e - se accade - è "non-curricolare". Ora ci chiediamo, ma tutto quanto si dice in giro sugli apprendimenti  informali, sulla didattica laboratoriale e quant'altro vale solo per le scuole steineriane ad alto costo o potrebbe valere per i comuni mortali?  C'è qualcuno che si rende conto di quale colossale insulto all'intelligenza e all'economia è non valorizzare appieno queste attività come parte integrante del curricolo?
Certo non sono tanto ingenuo da pensare che sia semplice, sappiamo benissimo che tra una competenza pratica ed una teorica c'è da fare un lavoro - appunto quello che dovrebbe fare un buon docente - ma viceversa bandire queste attività dal curricolo equivale a dire che la scuola può occuparsi solo di parole vuote e questo è distruzione di tempo ed intelligenza giovanile che dovrebbe essere condannato come crimine contro l'umanità. Le Eolie sono patrimonio UNESCO ma mai potranno essere patrimonio dei suoi bambini secondo questa logica.  
Vedi altro in: Scuola in mezzo al mare
https://www.facebook.com/groups/scuolainmezzoalmare/
La mia foto
Napoli, NA, Italy
Maestro elementare, da undici anni coordina il Progetto Chance per il recupero della dispersione scolastica; è Presidente della ONLUS Maestri di Strada ed in questa veste ha promosso e realizzato numerosi progetti educativi rivolti a giovani emarginati.