sabato 27 agosto 2011

Lettera dal carcere: il libro è bello, si vede che è stato scritto con il cuore

Mario è detenuto in un carcere del nord. La sua storia carceraria è cominciata alcuni anni dopo  la sua partecipazione al Progetto Chance ma siamo rimasti costantemente in contatto. Era uscito ed aveva  preso a lavorare. Poi ci sono state 'rilevazioni' di pentiti che lo hanno indotto a ritenersi perduto e a riprendere la strada del crimine. Ora sta di nuovo in carcere e pare che le rivelazioni sul suo passato, anche di quando era minorenne, non finiscano mai. Stavolta sta studiando e forse riesce a prendere un diploma di scuola superiore (la scuola professionale che ha fatto con noi è servita a tenere  aperta la possibilità di proseguire gli studi). Riporto le ultime lettere che ci siamo scambiate perché parlano del libro di Carla Melazzini e della esperienza del Progetto Chance.


Ciao carissimo professore Cesare.

Come potete vedere  chi vi scrive è ancora Mario  che sta bene come il mio cuore lo desidera  per voi e tutta la vostra stimata famiglia.
Ho ricevuto la vostra commovente lettera con quel gioiello che ha scritto la professoressa Carla e sono molto felice per averli ricevuti.
Incomincio col dirvi che non sapevo che il Progetto Chance è finito e veramente sono tanto dispiaciuto, perché quella scuola era speciale, io ancora oggi ho dei ricordi meravigliosi di persone speciali come vostra moglie, la professoressa Amalia e tutti gli altri.
Mi sono letto il libro in due giorni  e non nascondo  che mi sono commosso  diverse volte quando leggevo  determinate cose avendole vissute in prima persona e sulla propria pelle.
Il libro è bello, si vede che è stato scritto con il cuore, dentro c’è  una forte critica per la scuola , per le istituzioni e certa classe politica  che anche io non sopporto.
Questo libro dovrebbero leggerlo tutti i professori e usarlo come manuale di istruzioni.
Però persone come voi, insegnanti come voi non si possono trovare, nascono  una volta al secolo  e io e tutti gli altri allievi siamo stati fortunati e privilegiati  ad avervi avuto come insegnanti  di scuola e di vita.
Da parte mia possono passare altri cento anni  mi ricorderò sempre di voi  e di tutto quello che mi avete dato .
Io non so ancora se ho saputo ricambiare,  però penso di no per il posto  dove mi trovo, però una parte del mio cuore  l’avete avuta  perché io vi voglio veramente bene  un mondo di bene come una persona di famiglia .

Leggendo il libro ho visto  che c’è u altro libro che ha descritto il primo anno di Chance. Vorrei leggerlo. Quello di Paola Tavella, “Gli ultimi della Classe” . Se vi è possibile spedirmelo mi farebbe veramente piacere leggerlo.
Professore, ma voi a cosa vi siete dedicato  visto che Chance è finito e non ho capito nemmeno io perché. Non si è potuto fare niente per portarlo avanti ?
Mi fa veramente piacere avere vostre notizie e vi saluto con un forte abbraccio con grandissimo affetto e grande stima
Mario.

Carissimo Mario,
nella precedente lettera ho detto che tu sei uno dei migliori allievi di Chance e dopo questa lettera potrei dire anche che sei il migliore. Tu stai ripagando me e i miei colleghi, ma anche tanti altri insegnanti che si dedicano veramente agli allievi, della loro fatica.
Molti pensano che lo scopo di questi progetti dovrebbe essere quello di ‘salvare’ qualcuno, invece  - di queste cose io parlavo spesso con Carla – lo scopo è lasciare nell’animo di tutti un buon seme: a volte ci vogliono molti anni prima che sbocci, ma alla fine il buon seme germoglia. Ci sono altri ragazzi che stanno in carcere e  tramite gli educatori mi hanno fatto sapere che vogliono comunicare con noi.  Io penso che questa sia la cosa veramente più importante, che  le persone che si trovano nella più brutta condizione – la galera è più brutta della morte – possano trovare nel loro animo un filo di luce,  una possibile speranza, ricordandosi di una buona esperienza e di persone che hanno saputo trovare la strada per toccare il loro cuore.  Quello che tu scrivi e come lo scrivi è la dimostrazione che siamo stati ripagati e particolarmente devo ringraziarti per me.

Come sai Carla è morta ed io mi sono dedicato subito a mettere assieme questo libro perché era un modo per farla vivere e farla rivivere nel cuore di migliaia di persone che l’hanno conosciuta e altre che la stanno conoscendo attraverso il libro.  In tutta Italia, ci sono  circa 60 posti che mi hanno chiesto di presentare il libro. Carla non solo rivive nei nostri cuori ma sta lavorando con noi  più di come se fosse viva, perché lei si stancava ad andare in giro e non le piaceva la pubblicità.
E rivive anche per me quando scopro dei pezzi di lei che vivono in altre persone.
E questo piccolo miracolo accade attraverso i libri. I libri scritti col cuore, sapessi quanti ce ne sono, sono quelli che ci aiutano a vivere e a superare i momenti difficili.
Carla questo lavoro lo faceva come nessun altro perché lei stessa era cresciuta attraverso questi libri e li sapeva raccontare ai ragazzi nel momento giusto e nel modo giusto.  Se hai voglia ti consiglierò qualcuno dei libri da cui lei aveva imparato. Con i libri si dà spazio alla parola e ai pensieri buoni, cioè pensieri organizzati. 
Ci sono momenti in cui l’animo è pieno di rabbia, risentimento e qualche volta odio e vorresti risolvere tutto insieme con un atto di forza, e sono quelli i momenti in cui stando male ti fai ancora più male per le tue reazioni.
Nel mondo ci sono troppe ingiustizie, nel nostro quartiere poi stanno nel latte che succhi da piccolo.
La prima frase che abbiamo sentito da te e che è riportata nel libro è ‘o’ mast’ se zuca o sang’ r’a gente “  (Il padrone succhia il sangue della gente) è la pura verità: era vero 15 anni fa ed vero, anche di più, oggi.  Ed è vero sia per i padroni della ‘fatica’ sia per i padroni ‘ e miez’a via’. (Sia per i padroni  del lavoro sia per i padroni del crimine). Riuscire a vivere senza covare rabbia e odio, senza pensare a vendicarsi è molto difficile e così piano piano la nostra mente e il nostro cuore sono occupate solo da cose brutte e non c’è più spazio per pensieri organizzati, per una luce di speranza.
Tua madre continua a chiedermi se è stata lei a sbagliare. Il fatto è che - come mi scrivesti nella prima lettera  cinque anni fa - è un intero quartiere che vive in un modo sbagliato,  molti giovani  non hanno proprio la possibilità di vedere e pensare cose diverse.
Io vedo che tu  - non voglio proprio parlare delle infamie che stai subendo che vanno molto oltre i tuoi errori – hai la possibilità di uscire con la tua mente da questi pensieri brutti. Anche se stai  passando gli anni migliori in galera, ne hai ancora molti davanti a te per fare una vita migliore.

Il progetto Chance non c’è, ma sono spariti dalla scena pubblica quasi tutti quelli che lo hanno affossato. 
Io invece non mollo. Mi sono procurato un piccolo finanziamento privato e l’anno scorso abbiamo contattato un centinaio di ragazzi di  tutte le scuole di San Giovanni, Ponticelli e Barra  che avevano bisogno di aiuto e qualcosa l’abbiamo cominciata a fare. Quest’anno  continuiamo a lavorare con le nove scuole medie  e poi in due classi di scuola superiore realizziamo attività come quelle di Chance   (abbiamo avuto un secondo finanziamento privato).
E’ un lavoro più difficile ma più importante. Quando c’era Chance noi stavamo separati dalle altre scuole che ci vedevano anche un po’ male (un po’ ci vedevano privilegiati, un po’ di invidia, un po’ di competizione). Invece ora ci sono ben 11 scuole che collaborano e lo fanno di loro iniziativa perché né il Ministero, né il comune, né la Regione gli dà niente.  Quindi io sono molto contento perché  è morta una scuola ma ora ne sono nate undici.  E andrò avanti su questa strada.

Purtroppo tutta la squadra di lavoro, (o di combattimento),  è stata distrutta; ma in un anno siamo riusciti - un gruppetto di persone -  a ricostruirla con molte persone del vecchio gruppo (ti ricordi le ‘mamme sociali’? Ci sono tutte )  e molti giovani,  tanto che l’età media è intorno ai 30 anni.  Anche questo è un motivo di soddisfazione perché significa che ‘il manuale di istruzioni’ - come tu lo chiami - funziona.  Inoltre attraverso il libro di Carla  stiamo aprendo una discussione su queste cose in tutto il paese e io non dispero di poter  fare qualcosa per  intervenire massicciamente su questo problema in tutta Italia. 
Purtroppo gran parte di questo lavoro me lo sono pagato da solo: l’anno scorso  per poter fare questo mi sono messo in aspettativa non pagata, significa che conservavo il posto ma non avevo lo stipendio. Poi fortunatamente mi sono rotto un piede in un incidente di motocicletta e così sei mesi ho preso la cassa mutua e sei mesi ho perso lo stipendio.
Quest’anno andrà di nuovo in questo modo, perché lo Stato italiano non ha la possibilità di pagare una persona che faccia il mio lavoro.
Ma io non aspetto loro.
Sto mettendo in piedi altre cose.
Per esempio c’è una organizzazione che ha fatto un concorso internazionale per aiutare l’Associazione Maestri di Strada a diventare economicamente forte. Ci sono state 23 organizzazioni che hanno presentato proposte  ed entro la fine di settembre una di queste sarà accettata e finanziata.
Come vedi non ci hanno fermato. Noi andiamo avanti anche perché abbiamo il sostegno di persone come te. 
Quindi ti saluto anche io con grande affetto e gratitudine per  quello che pensi e scrivi di noi perché spero che questi pensieri buoni possano aiutarti anche a migliorare a tua situazione.

Cesare
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Napoli, NA, Italy
Maestro elementare, da undici anni coordina il Progetto Chance per il recupero della dispersione scolastica; è Presidente della ONLUS Maestri di Strada ed in questa veste ha promosso e realizzato numerosi progetti educativi rivolti a giovani emarginati.