lunedì 21 marzo 2016

La piuma dell’uccello grifone


Qualcosa è cambiato


Ho scritto alcuni giorni fa “niente di nuovo sul fronte orientale” e dicevo tra l’altro che non avevo il tempo di scrivere come avrei voluto: troppo impegnato a inseguire 100.000 euro di crediti che lo Stato ci deve per un lavoro concluso l’8 luglio 2014. Era un titolo sarcastico. Nel frattempo quello che avrei voluto scrivere si sta scrivendo da solo.

RICORDI E DOLORE

Ciro Naturale ha messo questo suo scritto su Face Book. Mi ero appena svegliato perché il mio compagno – vivo con un gatto maschio – stava mettendo sottosopra la cucina e vedo questo titolo.
Sono giorni che sto girando intorno al dolore, alla morte, al resistere.
Mi viene in mente Leopardi, la pittrice di origine sudafricana Marlene Dumas, un gruppo di docenti che ho incontrato mesi fa in una periferia del villaggio globale. Questi ultimi mi continuavano a raccontare “quello che c’è alle spalle dei ‘ragazzi difficili”.
Con molta calma – ma avevo perso la pazienza – ho detto:
- Allora sono dei poeti, anche Leopardi aveva una madre crudele e un padre autoritario, e di dolore se ne intendeva parecchio.  Dunque spiegatemi la differenza con i nostri ragazzi che mettono la classe sottosopra.
Non gli do il tempo di rispondere e dico:
- La differenza la fa la cultura quando ti aiuta a nominare il tuo dolore e a offrirgli una sponda, un canale in sui scorrere senza devastarti la vita, avendo memoria del dolore perché è da quello che parti ma creandoti lo spazio per pensare. La scuola ci sta per questo, sennò per tutto il resto bastano le memorie dei computer e quattro indicazioni per accedere alle informazioni che trovi in internet.

Pensavo poi a Marlene Dumas, ho sentito alla radio una sua frase che suonava più o meno così: l’arte comincia quando il dolore si trasfigura in bellezza. Sono corso a vedere un po’ di foto in rete e la prima che ho visto è una trasfigurazione della Pietà Rondanini: due macchie di grigio di enorme potenza; e poi “Mamma Roma” elaborazione di un fotogramma di Anna Magnani al cui confronto il Grido di Munch sembra un sorriso. Di queste cose ho parlato con Cira la nostra esperta di arte che crea ponti con le anime più devastate che ci capita di incontrare,
Dunque nella mia testa è balenato un lampo che ha collegato tutto questo e a sua volta al giovane sepolto  in un terreno chiuso da un triangolo di scuole (una è proprio il ‘semiconvitto’  di cui parla Ciro Naturale) e all’aria di morte che si è respirata per un po’ nella nostra ultima ‘multivisione’ e al ‘verbale’ che Santina ha avuto l’urgenza di scrivere.
Così comincio a leggere e scopro che Ciro parla di uno dei suoi ragazzi e so bene chi è.
Capisco subito che andrà a parare nell’ultima guerra, e corro verso la fine aspettandomi il peggio.
Invece trovo ‘la penna dell’uccello grifone’.

La penna dell’uccello grifone (scritto da Ciro Naturale)


Ciro mi lascia sempre un messaggio su messenger, mi chiede sempre come sto' come stanno le mie figlie mi dice sempre che mi vuole bene e che non può mai dimenticare quello che ho fatto per lui....Io gli dico sempre di tenersi lontano da certe stalle e che sono io a non poter dimenticare le cose che ho imparato da lui che mi chiedeva di salvarlo dalle stalle dove i camorristi hanno i loro cavalli insieme al fieno e tante altre cose...Ciro ha venti anni meno di me che mi chiamo Ciro come lui ....Nessuno sapeva dove andava quando aveva dieci anni e la scuola non lo voleva...

Aveva una spassionata passione per i Cardellini per i cani abbandonati e per i cavalli...Un giorno la mamma in lacrime davanti a lui nell’ufficio del semiconvitto dove lavoravo mi disse "se lo viene a prendere sempre alle 3 io ho paura di dire che non c'è, lo porta nella stalla per dare da mangiare ai cavalli." Io invertii i ruoli dissi a Ciro che a comandare sulla sua vita doveva essere lui facendolo sedere a capo della mia scrivania nell' ufficio e gli dissi
 " giovanotto sei tu l’assistente sociale di te stesso dimmi a che ora passa il figlio del boss , io posso passare mezz'ora prima di lui e tu vieni con me....
Ti proteggo io, loro hanno paura dello Stato e io qui rappresento lo Stato (anche se la parte più debole dello Stato ma a saperlo ero solo io), e dico loro che mi hanno dato il compito di portarti a scuola e che se non vieni con me ti verranno a cercare i Carabinieri ...Appena sentono questo sei libero perché loro non vogliono problemi e dirò loro che tu per loro sei un problema"...
Ciro mi guardava con occhi spalancati e subito decise di aggrapparsi a me come a una ciambella di salvataggio...
"Vienimi a prendere tutti i giorni alle 14,30 mi disse perché lui viene alle 15" ..Affare fatto giovanotto le cose dette in questo ufficio non le dovrà mai sapere nessuno.
Lui non ha mai tradito me che rischiavo grosso per lui ed io non ho mai tradito lui che viveva il più brutto dei pericoli....Dieci anni, tutti i giorni insieme per salvarlo dalle stalle dei camorristi e insieme ci siamo riusciti...la stalla dove tre di essi hanno ucciso e sotterrato il loro amico d infanzia....Conoscevo tutti i protagonisti della triste vicenda di cronaca quando avevano 10 anni ognuno...Erano i miei ragazzi.. Mi inviò in quel posto Cesare Moreno per aiutare quei bambini. .
Un postaccio che risucchia i giovani come una sabbia mobile...
Ai convegni importanti parlavo alla gente per bene addetta ai lavori in materia di politiche sociali del "Rischio delle Stalle"....Tutti zitti spiazzati assessori insegnanti assistenti sociali...Era come lanciare una bomba al centro di un convegno...Grazie a Ciro spiegavo agli esperti che cosa era il "Rischio delle stalle" e che attraverso l amore per i cavalli i camorristi allevavano i loro futuri... killer...Giovanni Gargiulo mio stretto vicino di casa aveva 13 anni quando fu ucciso barbaramente mentre si recava nella stessa stalla per amore dei cavalli...
A Ciro e agli altri bambini a rischio raccontavo tante storie e tra queste c' era quella del "la penna dell' uccello grifone"...Da uno dei tanti libri che mi rifila Carla Melazzini dalla sua sterminata libreria...
Stasera in chat a Ciro ho detto 
"devo lasciarti porto a letto le figlie le devo raccontare una storia...".. 
E lui 
-quale? quella dell'uccello grifone?
 Gli ho chiesto se ricordava il ritornello e lui dopo venti anni senza esitare me l'ha mandata in un messaggio vocale:

caro fratello che in mano mi tieni

tienimi stretto e non lasciarmi

per una penna di uccello grifone

tu sei stato un traditore

mi hai ucciso e mi hai ammazzato

e in questo fosso mi hai buttato"

...due mesi fa due di loro tra cui Gaetano Nunziata (altro mio pupillo abbandonato dalle istituzioni in tenera eta') costretto a guardare hanno tradito ammazzato e sotterrato in un fosso vicino alla stessa stalla un loro coetaneo....
Ciro da tutto questo si e' salvato, non ama questo genere di cose e nemmeno più i cavalli...

Ma forse Ciro ama molto di più se stesso ed un giorno potrà amare anche i cavalli in un altro modo.

Autismo


Mi apprestavo semplicemente a ricopiare il testo di Ciro tra le mie Note, quando mi imbatto in questo articolo che mette in moto un’altra sincretica concatenazione di pensieri. Autismo, burnout dei docenti, aggressività, umano versus tecnico. Abbiate la pazienza di leggere questo articolo, di condividere la causa di SpecialmenteNoi – e il bel nome che si è scelto - e di annotarvi tutto quello che vi pare stridere: ne parliamo alla fine.

TITOLO: Napoli. Scuola e disabilità. Alunni insegnano alla docente come includere bambini speciali - by Sandra Ferrante in www.crudezine.it 


NAPOLI – La scuola italiana oggi deve garantire l’apprendimento e l’inclusione sociale, dunque impone ai docenti e agli operatori scolastici di educare gli alunni al rispetto per le differenze. Quale deve essere quindi la risposta giusta delle Istituzioni contro episodi di incomprensione con protagonisti gli insegnanti? Il 12 marzo scorso l’Ing. Marco Basile, presidente dell’Associazione SpecialmenteNoi onlus, ha denunciato, protocollando una lettere all’attenzione della Preside dell’Istituto Comprensivo “Mameli-Zuppetta” di Viale Colli Aminei a Napoli, uno spiacevole episodio accaduto a suo figlio: un bambino affetto da disturbo autistico, alunno della scuola.
Il documento, ritratto nella fotografia allegata in alto, denuncia il comportamento di un’insegnante, tenuto durante l’ora di scienze, che ha invitato con modi bruschi la collega di sostegno a uscire dall’aula con il bambino seguito, accusandolo di disturbare la lezione, violando quindi le regole d’integrazione dei soggetti svantaggiati e mostrandosi incapace di affrontare momenti di criticità. Al triste episodio, di cui è stato vittima il figlio dell’Ing. Basile, ma che probabilmente è esperienza di tanti altri bambini, è seguito un comportamento di straordinaria maturità da parte degli alunni di quella stessa classe, che sono usciti dall’aula per riportare il loro compagno al suo posto, quello che gli spetta di diritto. L’accaduto ha suscitato la nostra curiosità e abbiamo chiesto all’Ing. Basile opportuni chiarimenti.
Ingegnere come è venuto a conoscenza dell’episodio accaduto a suo figlio?
«I compagni di classe, all’uscita della scuola, hanno riferito a mia moglie l’episodio accaduto in classe, la quale ha chiesto conferma all’insegnante di sostegno. Cioè l’insegnante, durante l’ora di scienze, ha chiesto bruscamente alla collega di sostegno di portare il bambino fuori dalla classe. Dopo un po’ i compagni di classe sono usciti a cercare mio figlio e l’hanno riportato in aula. Premetto che mio figlio non aveva assunto comportamenti diversi da quelli generalmente tenuti da bambini con sindrome autistica».
E’ la prima volta che il bambino viene mandato fuori? Ha chiesto spiegazioni all’insegnante?
«Si, è stata la prima volta. Ho parlato con la preside, ho scritto un esposto. Con l’insegnante non mi relaziono. I compagni di classe di mio figlio le hanno dato una lezione di vita. Parlerò con la preside per vedere che sviluppi ci sono stati».
Che speranza per la vita di suo figlio e degli altri bambini in difficoltà?
«Spero in una società inclusiva, che capisca di interagire con persone speciali, che però non abbia pena delle persone speciali, ma soprattutto intavoli una normale relazione con chi è diverso».
L’Associazione SpecialmenteNoi Onlus, attiva dal 2010 nel sociale, è un’associazione formata da genitori di ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico. La finalità dell’organizzazione è realizzare attività ludiche, di laboratorio e ricreative per ragazzi autistici, in collaborazione con Enti, scuole e associazioni di volontariato presenti sul territorio della Campania.

Dialogo con un bambino autistico


C’era e c’è una classe in subbuglio permanente. Abbiamo cominciato il nostro lavoro, ma ci rendiamo conto rapidamente che non esistono le condizioni minime. Chiediamo una pausa per ri-negoziare con tutti i ragazzi ‘il contratto formativo”. Vengono organizzati dei colloqui individuali e alla fine se ne discute tra tutti. Vengono fuori cose importanti su quello che stanno vivendo i ragazzi nell’ultimo quadrimestre dell’ultimo anno di scuola. (non è l’ultimo, ma da queste parti è comunque un passaggio importante) .  La discussione è stata molto produttiva e tutti sembrano abbastanza soddisfatti. Ma io devo fare il mio mestiere  e chiedo a bruciapelo: e come è andato il colloquio con Tico? Si guardano imbarazzati l’un l’altro, poi un coraggioso mi dice: ma è autistico.
-       Lo so che è autistico. E allora?
-       ??L'imbarazzo cresce:
-       Gli autistici non parlano-       So anche questo, anche se ci sono differenze tra gli autistici. Forse che la madre rinuncia a parlare al bambino di un mese o di sei mesi perché quello non parla? Comunque l’altro percepisce una vicinanza, una partecipazione, un senso.
C’è ancora imbarazzo.
-       Non ho detto che bisognava fare il colloquio, francamente non so cosa si dovrebbe fare, ne so troppo poco. Quello che so di certo è che noi dovevamo parlarne; questo è il primo comandamento dei Maestri di Strada e dovrebbe esserlo di tutti: le assenze contano come le presenze. Avere in mente i giovani di cui ci occupiamo è il primo modo di contenerli ed includere, per non perderli prima che siano loro stessi a perdersi. Forse nelle storie dei bambini autistici oltre a esservi dei fattori organici c’è stata una difficoltà nel contenerli o forse loro a sentirsi contenuti o tutte e due e  questo li ha portati a organizzarsi come fortezze vuote. Dunque se ne parlavamo e ne parliamo forse troviamo segnali, manifestazioni che ci dicono che non tutte le porte sono chiuse e forse potevamo provare a metterci davanti a quella porta senza bussare e senza chiedere, solo per far sapere che c’eravamo,
 -       E’ vero io ho visto che certe volte segue
 -       Io ho visto che con i compagni qualche intesa c’è
 -       E comunque i compagni lo considerano con grande affetto, e lo vogliono  con loro.

Successivamente, parlando dello stato della classe  molti notano che il sovraffollamento fisico è un fattore di stress.
-       Ma come non ci sono gli 1,8 metri quadri prescritti?
-       Certo che ci sono, risponde la collega architetta.
-       Non ti fidare, il regolamento edilizio del 1975  recita bene, ma tu hai misurato?
-       Ma quella è un’aula di scuola materna
-       Hai visto, come volevasi dimostrare, la superficie non c’è. E perché solo quella classe di trova nell’ala riservata alla scuola materna?
-       Perché ci è stato portato un certificato riguardante il bambino autistico che diceva che doveva stare al piano terra se no era pericoloso.
-       Non obietto, ma sarei curioso di leggere questo certificato e le argomentazioni e se questa sia una indicazione terapeutica. Ma qualcuno ha discusso dei messaggi impliciti in questa collocazione e le conseguenze del sovraffollamento?

Qualsiasi cosa non può essere imposta semplicemente perché è giusta. Bisogna sempre rivivere le cose, se no una ‘prescrizione’ diventa punitiva, penalizzante e poi si hanno ondate di ritorno che tacciamo come ‘razziste’ o bulle.
Ecco in questa cronaca vediamo che non c’è bisogno di qualcuno che dia lezioni ai docenti, c’è bisogno di uno spazio per riflettere, per uscire fuori dalla successione di automatismi e prescrizioni che non fanno altro che accentuare il senso di impotenza e di inadeguatezza da parte dei docenti. Quegli stessi docenti che hanno dato per scontato il non-colloquio del bambino autistico, che hanno accettato passivamente di essere confinati in un’aula troppo piccola, in uno spazio connotato come infantile, nel giro di pochi minuti hanno attinto alla propria esperienza, alla propria umanità per comporre un quadro nuovo, ricco di risorse, della classe e di quel ragazzo in particolare.
Ecco perché noi Maestri di Strada siamo molto restii a scandalizzarci, a denunciare, a produrre prescrizioni, a “garantire l’apprendimento e l’inclusione sociale”. Noi garantiamo solo di esserci e di cercare di dipanare la matassa, che è molto più ingarbugliata di quello che appare se consideriamo un solo punto di vista.

“Voi siete quelli che dite che noi non sappiamo tenere i ragazzi”


Due ragazzi in tutto simili a Ciro che chiamerò “Piuma di Grifone” per non confondermi tra tanti Ciro, già transitati nel nostro progetto E-VAI, stanno vivendo il loro periodo di ‘sabbie mobili’ in un ambiente in cui le parole, carcere, illegalità, omicidio, tradimento, morte …  sono di uso frequente. Sono particolarmente agitati e usano la classe scolastica come luogo in cui mettere in scena il dolore, la rabbia e vomitare tutto quello che quotidianamente ingoiano. Va da sé che una classe scolastica non riesce a contenere tutto questo. 
Ci siamo impegnati a giugno dell’anno scorso a seguire quegli allievi che dopo la terza media vanno in scuole in cui non interveniamo.(i nostri soldi, solo privati, sono pochi, la sesta parte di quelli che avevamo con Chance e facciamo un lavoro dieci volte più voluminoso)
Venuti a sapere che la situazione dei due ragazzi era giunta ad un punto di non ritorno scriviamo al dirigente della scuola proponendo un ‘progetto di mediazione scolastica’  (una variante del nostro progetto standard E-VAI) basato sulla presenza di un educatore per contribuire al miglioramento del clima di classe.

Questa la premessa al progetto propriamente detto:
Egregio dirigente
L’associazione Maestri di Strada svolge attività educative nel territorio e nelle scuole quando esiste un protocollo  con le stesse.
Nel corso delle attività, cominciate il primo settembre 2015, l’Associazione ha contattato i giovani che aveva avuto modo di conoscere nell’anno precedente o conosciuti per segnalazioni varie come persone  particolarmente esposte al rischio educativo o per assenza di motivazione e cura o per comportamenti fortemente oppositivi alle regole scolastiche.
Tra questi giovani ci sono Conan e Ulk. (nomi di fantasia ma evocativi)
I due giovani in questione sono stati invitati dall’educatrice alle attività socioeducative territoriali tra le quali essi hanno scelto il laboratorio Terra Terra e quello di Musica. I giovani hanno mostrato serietà ed impegno soprattutto nel laboratorio Terra Terra sorprendendo gli educatori che in generale avevano avuto modo di osservare comportamenti molto turbolenti nelle classi scolastiche.
Insieme alle attività con i giovani le educatrici, dopo aver avvisato le autorità di polizia, hanno avuto un colloquio costante con le madri che sono agli arresti domiciliari,  per renderle partecipe dei problemi educativi dei due giovani.

A seguito di situazioni conflittuali verificatesi in classe i due giovani sono stati sospesi per un numero elevato di giorni  e nulla lascia presagire che i comportamenti all’origine della punizione inflitta non verranno replicati. Come lei sa queste spirali si concludono con il progressivo allontanamento dei giovani dalla scuola e quindi con il venir meno del diritto-dovere all’istruzione e quel che è peggio si consegna alla società giovani più incattiviti ed arrabbiati di quanto già non fossero. Di questo sono molto consapevoli queste madri che vorrebbe sottrarre i figli al destino criminale che in famiglia va per la maggiora, tempo stesso vorrebbero togliere i figli da una scuola in cui a quanto pare si è sviluppata una incompatibilità. Per e stesse signore è molto difficile pensare ad un trasferimento dei figli, perché a causa della loro fama e a causa delle guerre tra clan questo comporterebbe dei rischi di vita.

Il dirigente accoglie con molto favore la proposta, ma afferma prima al telefono poi de visu, che non condivide la premessa, perché  vi sarebbe affermato che la scuola non è in grado di tenerli.
Mi ribello:
- Possiamo rileggere assieme il testo e c’è scritto con chiarezza, - persino con una sfumatura colpevolizzante verso i ragazzi che non è nelle nostre corde - che in altri contesti si comportano diversamente e questo ha sorpreso anche noi.
Facciamo quindi  un incontro con una parte del consiglio di classe per concordare l’intervento. La chiamiamo ‘progettazione partecipata’, qualche volta è veramente tale e questa sembra la volta giusta.
La scena reale è del tutto diversa: bidelli corrono a chiamare le educatrici affinché partano all’inseguimento di ragazzi fuoriusciti dalla classe, ragazzi che ci sentono parte di una catena persecutoria e non hanno torto se hanno sentito frasi del tipo:
“se non vi comportate bene chiamiamo maestri di strada”,
docenti che ci chiedono di intrattenere i ragazzi con dei giochi, docenti che ci apostrofano:
-  “voi siete quelli che dicono che noi non sappiamo tenerli” 
e nel frattempo dimostrano a se stessi e a noi, che neppure noi siamo capaci di tenerli e insistono che bisogna mandare via  i due.
-       Se le cose non cambiano possiamo anche denunciarli.
Questa frase fa da pendant a quella pronunciata da molti ‘bravi genitori’: “l’avite nchiurere” (“dovete chiuderli” in quello che una volta era il ‘riformatorio’ e oggi non si sa bene cosa potrebbe essere)
 Vista la fonte autorevole decido di approfondire la questione, ero convinto che la normativa di epoca fascista fosse stata soppressa. Invece:

Ante-Delictum (dal sito del Tribunale per i Minori di Napoli)

Come posso intervenire su un minore problematico per evitare che incorra in reati?
Risposta:       Le misure riguardano la possibilità di assumere misure a contenuto rieducativo, seppur in assenza di comportamenti che configurino un reato, nei confronti dei minori che manifestano irregolarità di condotta o per carattere, cioè mantengono comportamenti non accettati dal contesto familiare e sociale di appartenenza.
Chi può accedere al servizio      
 I genitori
 Il tutore
-                                                  il Giudice Penale
 il Pubblico Ministero presso il Tribunale per i Minorenni su segnalazione di:     Servizio Sociale, organi scolastici, polizia giudiziaria
  
Normativa:  Art. 25 Legge 1404 del 1934  Applicazione delle misure rieducative Ante-Delictum nei confronti del minore irregolare per condotta o per carattere.


Ridurre il danno


Dunque ora la nostra missione è ridurre il danno. I due ragazzi non possono restare in quel contesto e forse neppure noi (questo è in discussione) e stiamo studiando soluzioni che salvaguardano il loro diritto a non essere puniti negando loro il diritto ad apprendere.

Ora questa vicenda avrà un suo percorso forse positivo, ma mettendo insieme tutti i pezzi considero:
     1.    Quante piume di grifone stanno ora vagando nell’aria in attesa di produrre tradimenti da parte di chi dovrebbe essere amico
2.    Quanti sono i ragazzi che si trovano in una posizione di ‘incompatibilità’ (non ci interessano le responsabilità ma il risultato finale) con la scuola, e quale sarà il loro destino?
3.    C’è un’attitudine bellica diffusa che coinvolge le istituzioni, i docenti, molti educatori, militanti dei diritti e persino quelli che difendono le creature più fragili ed indifese: questo modo di affrontare le difficoltà  travolge tutto e tutti, anche chi vorrebbe proposti in funzione di pacificazione e mediazione.

Noi non ci stancheremo di proporre il metodo del dialogo, della riflessione, dell’alleanza con la parte migliore delle persone peggiori, del sostegno a chi vuole affrontare i problemi educativi con cura e con amore.


Vorremmo solo essere meno soli.

domenica 21 febbraio 2016

Come si diventa sudditi

«Essere ben amministrati non è una ricompensa che i popoli meritano per delle buone qualità; è il loro diritto, e il dovere di chiunque è incaricato della loro amministrazione»                                                             (Alessandro Manzoni: Opere inedite o rare - 1885)

Sintesi:

Se volete risparmiarvi una sosta prolungata nell'incubo accontentatevi della conclusione:
.... io sono suddito umile di quell’impiegato gentile che distribuisce  i numeri sul rugginoso ingresso della TARSU, sono suddito di una sorridente funzionaria del MIUR che mi spiega come mi sta aiutando mentre mi annuncia che dopo due anni di tira e molla dobbiamo cominciare tutto daccapo. E ne avremo per sette mesi “se tutto va bene”; sono suddito del primo imbecille che parcheggia in quarta fila perché non so se è un criminale armato o solo un collezionista di multe.  ....

TARSU


Confesso che la mia principale attività  non è il controllo delle bollette e delle tasse. Un giorno dunque mi arriva nella famigerata busta verde una ingiunzione a pagare 2400 euro all’azienda napoletana che non smaltisce i rifiuti. Ma il servizio va pagato comunque se no non posso poi sparlarne in lungo e in largo, le soddisfazioni si pagano. Quindi non protesto di dover pagare per un servizio che a essere buoni è insufficiente, ma per il modo: come diceva il padre Dante “e il modo ancor m’offende:


Dunque pare che io non abbia segnalato al Comune di Napoli l’esistenza della mia casa, che è accatastata dal 1860 al nome Moreno, ai fini del pagamento della TARSU. Questo sarebbe avvenuto nel 2011.  In quell’anno, dopo tre anni di "torcimento di budella" ero riuscito a risolvere il caso di un pagamento doppio: pagavamo io e mia madre per lo stesso appartamento. Uno pensa che una volta avvenuto questo divorzio di monnezza  vi manderanno le bollette relative. Invece no, non è automatico, per cui per il 2011 mi tocca pagare il doppio 1200 invece che 600 €. Ammetto la mia colpa: dovrei vivere in funzione delle bollette, controllare ogni giorno non solo quelle che arrivano ma anche quelle che non arrivano. Per evitare queste c’è il servizio di ‘domiciliazione bancaria’ ma naturalmente la TARSU del Comune di Napoli non è convenzionata: avrei pagato senza fiatare se potevo evitarmi le code in un ufficio che conosco troppo bene.

Via Stella Polare


L’edificio in questione si trova in Corso Arnaldo Lucci, ma io lo conosco come via Stella Polare. Sarebbe di buon augurio essere sulla via della stella polare! Ma invece  quello è il nome della nave Stella Polare, che suona sinistro e perché lo associo – troppe nozioni fanno danno -  alle spedizioni polari dei primi del 900 e poi al disastro della spedizione Nobile: è una via tra le più anonime e squallide della città a metà della quale sorge un edificio di costruzione moderna, credo si trattasene di un edificio per abitazioni  cui si accede per una stretta porta in ferro rugginoso di cui due terzi è serrata l’altra è sbarrata da un impiegato che tenendovi appoggiata la schiena sbarra il passo appoggiando le mani sullo stipite opposto.

La riffa


Riffa è il nome napoletano per l'estrazione di un numero di lotteria
Non si entra. Un foglietto fetente, strappato, tenuto in posizione dallo scotch che non attacca bene sulla superficie rugginosa, avverte che verranno dati 200 numeri al mattino e 100 al pomeriggio.
Quindi succede che una persona di buona volontà, giunta sul posto con almeno mezzora di anticipo per prendere il primo posto,  attacca un altro foglietto e tutti quelli che arrivano  segnano lì il numero d’ordine. Alle 8,30 arriva l’impiegato, peraltro abbastanza gentile e paziente che sopraintende alle operazioni mentre un usciere stringe in pugno i foglietti con i numeri che ha prelevato dalla macchinetta che è al piano di sopra. Distribuiti i numeri, a intervalli irregolari il suddetto impiegato scende  dai piani alti ad annunciare che possono entrare altri utenti. Ma sarebbe troppo semplice seguire l’ordine d’arrivo: è importante sapere dove devi andare. Vecchi e vecchie spazientiti, persone semianalfabete e comunque incapaci di capire i termini sciorinati dall’impiegato, non sanno spiegarsi e finiscono in fondo alla coda. Lui come moderno Minosse assegna i postulanti ai diversi piani o gironi.

Quando finalmente siete ammessi nel sancta sanctorum comincia la vera coda: qui ci sono poltroncine per accomodarsi, c’è il numeratore elettronico che dice quando e dove dovete andare.  Gli impiegati sono gentili ed esaustivi, pur svolgendo un compito ingrato.
Questo ufficio rappresenta una bella metafora della vita che noi offriamo a ni stessi e ai giovani: devi passare per una porta stretta, subire umiliazioni, soffrire  sofferenze inutili e alla fine potrai accomodarti tra gli eletti.

Una storia maledetta


Questa è la storia di circa 100.000€ che il MIUR ci deve dal luglio 2014. Fortunatamente godiamo - o godevamo? - di credito presso le centinaia di persone che sono nostri creditori per aver anticipato dei soldi di tasca propria o per aver fatto un lavoro peraltro poco remunerato. Sono quasi due  anni che pazientano, ma qualcuno si è stancato e sta prendendo le vie legali. E' a rischio la vita dell'associazione, La storia comincia nel luglio 2008 ...

2 LUGLIO 2008 - Abbiamo saputo indirettamente che il Comune di Napoli a deciso di togliere i fondi al progetto Chance.
Portiamo in Piazza Dante il nostro "prodotto': la mostra dei lavori dei ragazzi, gli attestati di licenza media, e soprattutto i ragazzi in persone che il 2 luglio sono ancora presenti nelle nostre attività. Mentre siamo in piazza telefona l'assessore regionale per sapere come mai lui non era informato! (già! come mai?)  e ci garantisce che la Regione prende il progetto sotto la sua ala protettiva . Sei mesi più tardi .....


Gennaio 2009: incatenato sotto gli uffici
regionali per 
ottenere l'erogazione dei fondi
stanziati nell'agosto 
2008 con grande enfasi
pubblicitaria del governatore 
dell'epoca di 
cui mi sfugge il nome
Da quei giorni all'estate  del 2010 viene completato lo smantellamento del progetto Chance dopo 11 anni di attività riconosciuta come efficace sotto tutti gli aspetti. Non abbiamo mai saputo chi e perché lo abbia deciso (ho un tremendo sospetto: in realtà non lo ha deciso nessuno, semplicemente non si occupavano né di noi né dei giovani di cui noi ci occupiamo). Abbiamo continuato il nostro lavoro grazie al sostegno della fondazione San Zeno di Verona, nel frattempo continuavamo  a tenere vivo un metodo sia con il lavoro sul campo sia attraverso le pubblicazioni, il lavoro scientifico, la formazione dei docenti. Ho continuato a segnalare in vari modi al Ministero che mi sembrava un delitto non mettere a frutto quell’esperienza, non studiare un modo per valorizzare un lavoro costato comunque molto danaro al contribuente italiano,
Un funzionario del ministero con il quale avevo collaborato a Napoli nel 1994  quando ero responsabile per i progetti di lotta alla dispersione in tutta la provincia, mi disse che non c’era alcuna possibilità di recuperare in qualche forma quel lavoro, ma aggiunse che forse qualcosa si poteva fare nel campo della formazione.

Nel settembre 2011 mi chiama il nuovo dirigente di un istituto superiore di Napoli: si rivolge ai Maestri di Strada perché attraverso  un corso di formazione aiutino i docenti ad affrontare il problema della dispersione scolastica. Sono lusingato: è praticamente la prima volta che ho una richiesta del genere dal nostro territorio. Oggi non avrei accettato l’incarico: quando c’è un’attesa così forte la delusione è altrettanto forte: i maestri di strada non hanno nulla da dire, hanno piuttosto da fare e da aiutare i docenti a fare cose per le quali nessuno li ha preparati.

Nel dicembre 2011 apprendo che c’è la possibilità di presentare un progetto formativo finanziato direttamente dal Ministero.  Mi attivo per organizzare il progetto e mi pare naturale coinvolgere l’unica scuola che all’epoca aveva mostrato una sensibilità a quel tipo di attività. Il 22 dicembre 2011, in pratica  alla vigilia di Natale, la scuola presenta la richiesta di finanziamento al MIUR per un progetto da realizzare in un gruppo di scuole di periferia.  Alcuni giorni più tardi sono chiamato a telefono: mi si dice che il progetto è piaciuto e che posso anche ampliarlo.  Ormai siamo a ridosso del 31 dicembre, mi riesce difficile consultare chicchessia e propongo semplicemente la moltiplicazione del progetto in sei città italiane: nasce così il progetto METIS.

Passa il tempo e penso che ormai anche questa cosa è passata a miglior vita. Ma il funzionario in questione mi rassicura: ci sono questioni di bilancio, fondi  non spesi ed altre cose: il progetto c’è, si aspetta solo la disponibilità concreta del danaro.

All’inizio del 2013 mi chiama una funzionaria del ministero:

  • Quand'è che cominciate il progetto?
  • Ma io non ne  niente.
  • Ma come? I fondi sono già stati assegnati alla scuola.

Vado a scuola e questa non ne sa niente.  Richiamo il MIUR ed apprendo che i fondi sono stati assegnati ad una scuola della Provincia di Caserta: ma è solo “l’istituto cassiere”, il corso resta come era.

Due dirigenti


Prendo contatto con la scuola di Caserta e il dirigente mi fa capire subito che lui non è solo cassiere, ma è il direttore responsabile del corso. Visto che "Dio" ha deciso così, ad evitare maggiori danni, dico: bene, allora ufficializziamo che la scuola originaria non c’è più. Facciamo un’apposita riunione al Ministero da cui viene fuori che non si può cambiare niente: ci sono due dirigenti ma non si sa con quale divisione del lavoro . Mi rassegno pensando che l’importante è cominciare.
A Marzo 2013 firmo la convenzione con l’Istituto di Caserta, ma di li a poco ricevo una lettera del dirigente che mi comunica che la convenzione non è più valida perché il suo compenso è di 2,000,00€  invece che 4.000. E così quello del direttore amministrativo.  Gli rispondo che gli accordi erano stati molto chiari e già oltre misura, e che una convenzione non si invalida così facilmente: non firmo la nuova convenzione. E il giugno del 2013 e nel frattempo ho appreso che il dirigente in questione sarebbe andato in pensione con il primo settembre. Confesso un’altra scelta opportunistica: ho lasciato dormire la cosa per un mese  sperando che il cambio di dirigente mi avrebbe giovato. (mai fare di questi pensieri), una scelta tuttavia giustificata anche dal fatto che per prassi diffusa i dirigenti  incassano tutta la cifra e non lasciano nulla al successore che in realtà, per quanto sia, ha il maggior lavoro.

Un dirigente nuovo di zecca


A settembre 2013 nella scuola di Caserta si insedia il nuovo dirigente che è nuovo alla scuola, nuovo alla dirigenza e nuovo ad un bilancio così amplio come quello di un istituto tecnico. Con questo nuovo dirigente bisogna penare non poco per riuscire a ottenere i fondi e per tenere in primo piano il significato scientifico e formativo del corso.

Gruppi di discussione nel corso METIS di Napoli
Realizziamo il corso raddoppiando i partecipanti e tirando dentro diverse università e personalità scientifiche di rilievo il più delle volte gratuitamente. Partecipano circa 700 docenti provenienti da tutta Italia, dal Friuli alla Sardegna, alla Sicilia; molti di questi daranno poi vita a progetti ed attività varie di lotta alla dispersione scolastica.

Rendicontiamo le spese effettuate, ma abbiamo l’amara sorpresa di apprendere che la seconda tranche dei fondi è andata in ‘perenzione’  termine che non so da dove derivi ma significa in pratica che il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) se li è ripresi e non li restituisce se non risulta che siano effettivamente dovuti. E’ una misura  giusta per prevenire il fenomeno dei ‘residui passivi’ ossia cifre che le amministrazioni hanno ricevuto senza spenderle e che appesantiscono inutilmente il bilancio dello Stato. Quello che non capisco è come sia stato consentito di restituire dei fondi relativi ad un progetto in pieno svolgimento. In ogni caso a questo punto occorre una documentazione rigorosa delle spese sostenute.
Maestri di Strada, questa la prima versione, avrebbe dovuto anticipare quasi 100 mila euro e a fronte delle ricevute si sarebbero  avuti i fondi. Naturalmente questo era fuori discussione. Dopo varie peripezie qualcuno ci comunica che in realtà bastano i contratti  sottoscritti per le prestazioni effettuate.
Raccogliamo quindi questa documentazione e la consegniamo alla scuola nell’estate 2014.
Dovete sapere che ci sono ben due revisori dei conti: uno del MEF ed un altro del MIUR. Il revisore del MEF dà parere favorevole ai pagamenti, quello del MIUR non c’è perché è andato in pensione. Inoltre va in pensione il direttore amministrativo della scuola di Caserta , va in pensione i dirigente del MIUR finora preposto al tutto: siamo diventati improvvisamente orfani, perché il nostro integerrimo Stato non funziona in base alle regole ma in base ai rapporti personali, il che sarebbe un bene se non si trasformasse anche in una regolazione basata sui favori personali.  Ci dicono che a giorni viene nominato il nuovo revisore. Nell’ingenuo tentativo di accelerare le procedure faccio copia di tutta la documentazione e – siamo a luglio 2014 - la faccio portare direttamente al MIUR da una mia cara amica. In questo modo spero che direttamente il MIUR mi dica se c’è qualcosa che con va.

Nulla.

Non accade nulla.

Sei mesi per non firmare la nomina del revisore


Varie persone conosciute in questi anni di rapporti con il ministero prendono la cosa a cuore e si mobilitano. Il decreto di nomina dei revisori è alla firma. State calmi, siate sicuri che verrà firmato a breve: c’è un’intera provincia che di pende da questa firma. Meno male pensavamo di essere soli.

Passano sei mesi e il revisore non c’è. Pare che il sottosegretario o chi per esso non abbia il tempo per questa firma.  Si rimettono in moto vari amici: pare che sia stata nominata una revisora che sta per andare in maternità e questo richiederebbe una seconda nomina.
Si mettono in moto di nuovo persone di buona volontà che stimano il lavoro dei Maestri di Strada: una funzionaria della “Direzione Generale per la politica finanziaria e per il bilancio” prende a cuore la cosa e trova il bandolo della matassa: nomina ad horas un revisore dei conti. Questo si reca presso la scuola di Caserta il 2 dicembre 2015. Doveva restarci poche ore ma ci resta più di due giorni, passa in rassegna tutto e trova diverse mancanze.  Molte cose noi le abbiamo fornite ma a scuola non le trovano o meglio non vogliono neppure cercare perché è in atto un conflitto aperto tra segreteria e dirigente e poi perché loro non ci guadagnano niente, visto che i 2000 euro li ha presi il vecchio segretario (Che siano arrabbiati per questo è una mia illazione priva di riscontro, potrebbero invece anche essere felici di questo).
Anche in questa occasione c’è voluta molta fatica a reprimere la rabbia: il primo controllo dei documenti e la loro corretta conservazione è della scuola che oltre tutto ha preteso un compenso aggiuntivo (Domanda: ma non è uno scandalo l’istituto della ‘intensificazione del lavoro’ che consente a varie persone di percepire somme aggiuntive per attività svolte nello stesso orario di lavoro istituzionale: dobbiamo pagare quando ci sono delle ore in più documentate e non quando qualcuno dice che lavora più intensamente)

E’finita!

Non parliamo più, è finita per grazia di Dio – il desiderio che esista un Dio a guardare tutto questo e a punire un giorno i responsabili è cresciuto lungo questa vicenda -  Ma Dio appunto non si occupa di queste cose: non è finita. Ma non lo sapevo ancora, quindi dico alle mie collaboratrici di preparare tutte le carte per effettuare i pagamenti non voglio che si perda neppure un giorno per nostra responsabilità.

Ancora una volta tutto tace.


Cerco notizie, imploro che ci dicano come stanno le cose, che non stiano zitti: non ti preoccupare ci stiamo addosso è questione di poco:

La funzionaria della ragioneria mi aveva garantito più volte che i fondi non erano in perenzione quindi sono sicuro che ci siamo: invece per il cambiamento delle norme interne la liquidazione della spesa ritorna all’ufficio Formazione che ha deciso il loro impiego. Mi spiegano che è una cosa giusta e democratica perché decentra le responsabilità, ma intanto noi non siamo pagati.

Santa piattaforma del MEF nostra protettrice (PCC - Piattaforma Certificazione Crediti)


Tutto questo lo so dopo perché nessuno di questi signori ritiene opportuno comunicarci alcunché. Decido quindi di cambiare strategia. Accedo alla piattaforma del MEF per la certificazione dei crediti: altri giorni di lavoro perché tutti possono accreditarsi on line, ma le ONLUS no.

Al MEF di Napoli penso di essere la prima ONLUS che svolge la pratica perché all’inizio sembravano piuttosto smarriti. Poi sono stati gentili e partecipi e mi hanno anche augurato buona fortuna.  Molto umani ma questo augurio ma insospettito circa quello che mi aspettava.

Accedo alla piattaforma e scopro che l’istituto di Caserta non è iscritto anche se è obbligatorio per legge, quindi non posso certificare i crediti.  Mi decido quindi a chiamare un amico giornalista: vorrei un articolo in pagina economica perché questa questione non riguarda solo me.  IL giornalista  - capisco – preferisce metterlo in cronaca e comunque ha avuto una utilità perché qualcuno incomincia a pensare che deve rispondere.

Nel frattempo invio al MEF una segnalazione in posta certificata per segnalare l’irregolarità della scuola di Caserta. Mi hanno risposto in 24 ore e li ringrazio. Secondo quanto mi scrivono si tratta di una vera illegalità e mi hanno anche consigliato di parlare direttamente con la scuola e chiederle di iscriversi. Non penso proprio di dovermi sostituire agli organi preposti, quindi  faccio  i PDF delle risposte del MEF e le mando  alla direzione regionale e al MIUR. Tempo 24 ore sono chiamato dal funzionario  del MIUR alle  sei del pomeriggio sul mio cellulare.  Mi dice che ci sono delle cose da verificare.

Vado nell’ufficio del MIUR da cui dipende la pratica  (il computer aveva scritto uccisio!!!)  e si dicono costernati che loro stanno facendo il possibile, ma che se mandano avanti questa pratica come è verrà certamente bocciata dal MEF. Ci sono cose che non vanno. Ma per esempio? Mancano delle firme di presenza. Sono certo al mille per mille che ci sono, ne ho consegnato copia anche qui: è stata la mia prima preoccupazione all’inizio del corso: ci siamo appoggiati a scuole del luogo - anche se non era necessario - proprio per evitare di essere controllori di noi stessi: A questo punto i due girano i fogli da cui stanno leggendo a faccia in giù e dicono che c’è il segreto d’ufficio.  Provo a dire che mi pare strano che sia segreta una cosa che mi riguarda ma comunque non insisto: aspetto vostre comunicazioni ufficiali.
Però la notte mi sveglio di soprassalto e dico: mi stanno prendendo per i fondelli. Hanno recitato una scena per mettermi in difficoltà; non si stanno preoccupando di noi  ma solo di non assumersi alcuna responsabilità.

Sei capitato nella casella nera: ritorna alla partenza

Ed infatti. Trascrivo dalla lettera giunta alla scuola in data 17 febbraio 2016:
Rendicontazione fondi impegnati legge 440/97 – esercizio finanziario 2011 – Progetto Metis-Maestri di Strada
 In data 4 dicembre 2015 con nota  prot … Il dirigente scolastico dell’ Istituto Superiore  XY di Caserta  ha inviato la relazione redatta dal revisore dei conti  dott. ….. 
Analizzando detta relazione risultano da integrare un serie di atti quali: il DURC delle aziende coinvolte nel progetto, la trattenuta INPDAP  prevista per il compenso del Ds e del DSGA ecc..
Come richiesto nelle comunicazioni inviate da questo ufficio, essendo i fondi perenti necessitano di un articolato iter amministrativo che ha avvio con la richiesta di re-iscrizione in bilancio, corredata di tutta la documentazione comprovante  la legittimità della somma richiesta, da presentare al MEF.
Pertanto per consentire all’ufficio scrivente di richiedere la somma necessaria all’erogazione del saldo, si invitano il Revisore dei conti dot …..  a  comunicar, dopo la valutazione delle necessarie integrazioni, l’esatto importo da liquidare per il progetto METIS  e il dirigente scolastico  dott….  Ad inviare la necessaria richiesta di saldo completa dell’importo da erogare .
Quanto richiesto è necessario per corrispondere alle indicazioni del MEF riguardo alla richiesta di reinscrizione in bilancio
La documentazione da inviare al MEF dovrà comprendere l’Allegato 1”  modello di rendicontazione che l’ufficio scrivente sta utilizzando per tutti i progetti che ha in carico . Detto modello, una volta compilato con tutte le spese relative all’iniziativa in argomento dovrà essere sottoscritto dal revisore dei conti , dal dirigente scolastico, dal DGSA

In pratica mancano documenti riguardanti soldi - già incassasti  - dal Dirigente e dal DSGA  sull’anticipo assegnato dal MIUR e comunque cose di competenza della scuola. Ben sapendo quanto fosse inaffidabile la scuola due anni fa ho portato la documentazione al MIUR per chiedere di verificare se mancava qualcosa in modo far trovare al revisore una documentazione perfetta. Ma di questo si è persa traccia.  Inoltre il revisore dei conti del MEF aveva già fatto visita alla scuola nel maggio del 2014 e non aveva trovato irregolarità.

L’allegato A1


La ciliegina è la compilazione dell’allegato A1.  Sono tutti dati già forniti e tabellati per una lettura sintetica. Perché bisogna rifarli?
Perché così si dimostra che due anni di ritardo sono dovuti a nostre inadempienze. Inoltre chiedo, perché la scuola chiede a noi di compilare queste tabelle, forse che ci pagano il lavoro ulteriore? La logica è: se volete i soldi fate quello che diciamo noi e forse noi ancora una volta sottostiamo.  Siamo sicuri che il MEF non paga se trova i dati – tutti i dati - in tre colonne invece che in quattro? Questo modello di rendicontazione  non ha nessun valore né contabile né legale serve solo all’ufficio e perché dice che è un ostacolo sulla via del pagamento. Perché deve essere firmato dal revisore? Il revisore ha lavorato sulle cifre che sono state stanziate e spese. Ho tutta l’impressione che si tratti di una soverchieria, una prepotenza gratuita finalizzata a definire chi è il suddito e chi comanda.

Riassunto 

Mi rendo conto che la vicenda è intricata, ho saltato molti passaggi se no ci voleva un volume; la sostanza è questa:
  1.  abbiamo lavorato su fondi del 2011 stanziati in 'zona Cesarini' a poche ore della fine dell'anno.
  2.  nel novembre 2012 i fondi sono stati stanziati ma noi lo abbiamo saputo solo a inizio 2013
  3.  per misteriosi motivi i fondi sono stati assegnati ad una scuola diversa da quella che li aveva richiesti
  4. la scuola di Caserta titolare dei fondi, attraverso il suo dirigente accampa il diritto a prelevare una somma consistente del bilancio. Questo accade tra marzo e giugno 2013
  5. I corsi cominciano nell'autunno 2013 e si concludono ad aprile 2014. Alcune manifestazioni vengono realizzate in date successive
  6.  dal maggio 2014 al 2 dicembre 2015, ossia per sette mesi c'è stata l'inerzia totale sia  del MIUR sia della scuola che si rimpallavano senza risolverla la questione del revisore dei conti
  7. Il bandolo della matassa è stato preso dall'ufficio ragioneria del MIUR da me sollecitato.
  8. La palla è tornata all'ufficio che si occupa di formazione docenti  il quale in pratica ha comunicato che bisogna fare tutto daccapo.

La vicenda quindi entra nel quinto anno  di vita, e tutto lascia presagire che arriverà anche al sesto.
Io chiedo: è proprio sicuro che tutti abbiano fatto la loro parte al meglio?  se tutti sono stati bravi e  la vicenda dura da cinque anni, se invece fossero stati cattivi cosa succedeva? 

Parcheggio in quarta fila




Corso San Giovanni, tratto che attraversa la “city” dell’antico casale di San Giovanni a Teduccio ora ridotto a quartiere periferico: banche, uffici, le rovine della direzione generale della Cirio, un edificio sormontato  dalla scritta maiolicata Richard & Ginori, automobili parcheggiate in quarta fila a sinistra andando  in centro, tre o quattro auto archeggiate sul binario del tram che corre sul lato destro della strada. Le auto sono di persone che stanno facendola spesa in farmacia: questi consumano farmaci come pop corn e le ordinano al farmacista di fiducia come il prosciutto dal salumiere: “mi raccomando che sia la parte migliore”.
(basta entrare una volta in questa farmacia per capire il rapporto con la salute e con il corpo degli abitanti di questa landa periferica)
Nel frattempo fino a duecento persone  - due filobus che vanno e due che vengono - restano bloccate: non un fiato vola. Alcune volta qualche vecchio incazzoso ed “ignorante” sbraita ma tutti lo guardano  preoccupati. Cosa sta succedendo?  Stiamo subendo una violenza, anzi l’abbiamo interiorizzata: siamo nel cuore di una delle zone a più alta densità criminale, e anche ad alta densità di gente fuori di testa (categorie che tendono a confondersi): non sappiamo chi sono quelli parcheggiati in quarta fila  e neppure chi siano le gentili signore che stanno facendo la spesa in farmacia; non sappiamo se qualcuno di loro non reagisca armi in pugno. Per così poco? Si per poco: è questo che rende forti i criminali: essere disposti a giocarsi tutto per un parcheggio in quarta fila o per parcheggiare sui binari del tram.  Confesso un’altra debolezza: più volte mi è stato chiesto se avevo paura della camorra. La mia risposta standard è: no, io credo di essere l’alleato della parte migliore delle persone peggiori.
Però  confesso che ho molta paura di quelli parcheggiati in quarta fila.
Dunque quando uno si porta in corpo una paura del genere non è un cittadino sovrano ma un suddito,

Di chi? Di chi sei suddito?

Una sudditanza distribuita, in certo senso democratica


Bella domanda, rimpiango l’epoca dei re che non ho mai vissuto, io sono suddito umile di quell’impiegato gentile che distribuisce  i numeri sul rugginoso ingresso della TARSU, sono suddito di una sorridente funzionaria del MIUR che mi spiega come mi sta aiutando mentre mi annuncia che dopo due anni di tira e molla dobbiamo cominciare tutto daccapo. E ne avremo per sette mesi “se tutto va bene”; sono suddito del primo imbecille che parcheggia in quarta fila perché non so se è un criminale armato o solo un collezionista di multe.
E comunque approfittando della confusione generale ogni tanto mi prendo la soddisfazione di parcheggiare in quarta fila. E con questo si completa il quadro della sudditanza, perché il vero suddito, appena può approfitta nel modo più vile della irresponsabilità che deriva dalla dipendenza.

venerdì 26 giugno 2015

Periferie del mondo, delle città e dell'animo si incontrano

http://www.prosolidar.eu/
Il 24 giugno nella sala dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) si è celebrato il decennale della fondazione PROSOLIDAR. La fondazione è un unico in quanto formata paritariamente da 220.000  lavoratori bancari e 250 banche che versano una quota annua con la quale vengono finanziati progetti di solidarietà in tutto il mondo.
In quella sala c’erano contemporaneamente persone provenienti dalle periferie del mondo, dai teatri di guerra, dai luoghi della fame cronica, dai luoghi delle epidemie devastanti, dai luoghi degli eventi naturali più catastrofici - Haiti, Nepal, l’Aquila -. Persone che con semplicità hanno spiegato come si sono accostate alla sofferenza umana, immagini di una bella mostra fotografica che hanno mostrato i sorrisi di persone appena scampate al disastro che riprendono a vivere e a sperare.

Il gruppo multivisione dei Maestri di Strada
Non ho potuto fare a meno di ricordare le parole di Carla Melazzini:
“O posteri, o posteri, di voi si tratta... venti volte da che splende il sole, se non sbaglia la storia, arse il Vesuvio, sempre con immane strage di chi fu lento a scappare... Io vi avviso, questo monte ha il ventre pieno di bitume, presto o tardi si accende... Tu scappa fin che puoi... Anno di salute 1632".
Due secoli dopo dai fianchi dello stesso monte - Leopardi - il più solo dei poeti guarda coraggiosamente in faccia la accidentale presenza dell’uomo nel cosmo, e lancia il suo richiamo alla solidarietà.

In quella sala c’erano le persone che hanno raccolto l’appello alla solidarietà umana, che è la solidarietà di chi sentendosi debole e fragile si riconosce nell’altro. Uomini forti hanno versato lacrime di commozione ripensando gli amici, ai colleghi travolti dalle macerie o dalla malattia, mentre loro continuano ciò che è giusto.  Il mondo globale, interconnesso, ci ha regalato molte cose che non piacciono, ma ci ha anche regalato l’incomparabile  possibilità di sentire la solidarietà umana non come opzione ideologica o attributo di un grande poeta ma come la possibilità per tutti noi di sentirci fratelli semplicemente perché siamo gomito a gomito a fronteggiare le difficoltà della vita. In quella sala tutti i nostri orpelli ideologici e tecnologici sparivano.

Il teatro dei Maestri di Strada
In quella sala c’erano anche I Maestri di Strada che non sono i portavoce di alcuna categoria emarginata, non sono con le vittime di alcun disastro: semplicemente vogliono ricordare a se stessi e al mondo adulto che la cura dei giovani è la missione di una società, che l’autodistruzione a cui ci tocca assistere tra i giovani, tenuti ai margini di una società che non li cura, è ancora più dolorosa di quella operata dalla terra che trema o dai virus più insidiosi. Abbiamo ringraziato PROSOLIDAR che ha creduto e crede nella missione educativa dei Maestri di Strada, ma soprattutto ringrazio pubblicamente per l’incomparabile occasione di poter sentire il respiro dell’umanità che ci è stata data in uno dei luoghi in cui meno ce lo saremmo aspettati.
La mia foto
Napoli, NA, Italy
Maestro elementare, da undici anni coordina il Progetto Chance per il recupero della dispersione scolastica; è Presidente della ONLUS Maestri di Strada ed in questa veste ha promosso e realizzato numerosi progetti educativi rivolti a giovani emarginati.