«Essere ben amministrati non è una ricompensa che i popoli meritano per delle buone qualità; è il loro diritto, e il dovere di chiunque è incaricato della loro amministrazione» (Alessandro Manzoni: Opere inedite o rare - 1885)
Sintesi:
Se volete risparmiarvi una sosta prolungata nell'incubo accontentatevi della conclusione:
.... io sono suddito umile di quell’impiegato gentile che distribuisce i numeri sul rugginoso ingresso della TARSU, sono suddito di una sorridente funzionaria del MIUR che mi spiega come mi sta aiutando mentre mi annuncia che dopo due anni di tira e molla dobbiamo cominciare tutto daccapo. E ne avremo per sette mesi “se tutto va bene”; sono suddito del primo imbecille che parcheggia in quarta fila perché non so se è un criminale armato o solo un collezionista di multe. ....
TARSU
Dunque pare che io non abbia segnalato al Comune di Napoli l’esistenza della mia casa, che è accatastata dal 1860 al nome Moreno, ai fini del pagamento della TARSU. Questo sarebbe avvenuto nel 2011. In quell’anno, dopo tre anni di "torcimento di budella" ero riuscito a risolvere il caso di un pagamento doppio: pagavamo io e mia madre per lo stesso appartamento. Uno pensa che una volta avvenuto questo divorzio di monnezza vi manderanno le bollette relative. Invece no, non è automatico, per cui per il 2011 mi tocca pagare il doppio 1200 invece che 600 €. Ammetto la mia colpa: dovrei vivere in funzione delle bollette, controllare ogni giorno non solo quelle che arrivano ma anche quelle che non arrivano. Per evitare queste c’è il servizio di ‘domiciliazione bancaria’ ma naturalmente la TARSU del Comune di Napoli non è convenzionata: avrei pagato senza fiatare se potevo evitarmi le code in un ufficio che conosco troppo bene.
Via Stella Polare
La riffa
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Riffa è il nome napoletano per l'estrazione di un numero di lotteria |
Quindi succede che una persona di buona volontà, giunta sul posto con almeno mezzora di anticipo per prendere il primo posto, attacca un altro foglietto e tutti quelli che arrivano segnano lì il numero d’ordine. Alle 8,30 arriva l’impiegato, peraltro abbastanza gentile e paziente che sopraintende alle operazioni mentre un usciere stringe in pugno i foglietti con i numeri che ha prelevato dalla macchinetta che è al piano di sopra. Distribuiti i numeri, a intervalli irregolari il suddetto impiegato scende dai piani alti ad annunciare che possono entrare altri utenti. Ma sarebbe troppo semplice seguire l’ordine d’arrivo: è importante sapere dove devi andare. Vecchi e vecchie spazientiti, persone semianalfabete e comunque incapaci di capire i termini sciorinati dall’impiegato, non sanno spiegarsi e finiscono in fondo alla coda. Lui come moderno Minosse assegna i postulanti ai diversi piani o gironi.
Quando finalmente siete ammessi nel sancta sanctorum comincia la vera coda: qui ci sono poltroncine per accomodarsi, c’è il numeratore elettronico che dice quando e dove dovete andare. Gli impiegati sono gentili ed esaustivi, pur svolgendo un compito ingrato.
Questo ufficio rappresenta una bella metafora della vita che noi offriamo a ni stessi e ai giovani: devi passare per una porta stretta, subire umiliazioni, soffrire sofferenze inutili e alla fine potrai accomodarti tra gli eletti.
Una storia maledetta
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Gennaio 2009: incatenato sotto gli uffici
regionali per ottenere l'erogazione dei fondi stanziati nell'agosto 2008 con grande enfasi pubblicitaria del governatore dell'epoca di cui mi sfugge il nome |
Un funzionario del ministero con il quale avevo collaborato a Napoli nel 1994 quando ero responsabile per i progetti di lotta alla dispersione in tutta la provincia, mi disse che non c’era alcuna possibilità di recuperare in qualche forma quel lavoro, ma aggiunse che forse qualcosa si poteva fare nel campo della formazione.
Nel settembre 2011 mi chiama il nuovo dirigente di un istituto superiore di Napoli: si rivolge ai Maestri di Strada perché attraverso un corso di formazione aiutino i docenti ad affrontare il problema della dispersione scolastica. Sono lusingato: è praticamente la prima volta che ho una richiesta del genere dal nostro territorio. Oggi non avrei accettato l’incarico: quando c’è un’attesa così forte la delusione è altrettanto forte: i maestri di strada non hanno nulla da dire, hanno piuttosto da fare e da aiutare i docenti a fare cose per le quali nessuno li ha preparati.
Nel dicembre 2011 apprendo che c’è la possibilità di presentare un progetto formativo finanziato direttamente dal Ministero. Mi attivo per organizzare il progetto e mi pare naturale coinvolgere l’unica scuola che all’epoca aveva mostrato una sensibilità a quel tipo di attività. Il 22 dicembre 2011, in pratica alla vigilia di Natale, la scuola presenta la richiesta di finanziamento al MIUR per un progetto da realizzare in un gruppo di scuole di periferia. Alcuni giorni più tardi sono chiamato a telefono: mi si dice che il progetto è piaciuto e che posso anche ampliarlo. Ormai siamo a ridosso del 31 dicembre, mi riesce difficile consultare chicchessia e propongo semplicemente la moltiplicazione del progetto in sei città italiane: nasce così il progetto METIS.
Passa il tempo e penso che ormai anche questa cosa è passata a miglior vita. Ma il funzionario in questione mi rassicura: ci sono questioni di bilancio, fondi non spesi ed altre cose: il progetto c’è, si aspetta solo la disponibilità concreta del danaro.
All’inizio del 2013 mi chiama una funzionaria del ministero:
- Quand'è che cominciate il progetto?
- Ma io non ne niente.
- Ma come? I fondi sono già stati assegnati alla scuola.
Vado a scuola e questa non ne sa niente. Richiamo il MIUR ed apprendo che i fondi sono stati assegnati ad una scuola della Provincia di Caserta: ma è solo “l’istituto cassiere”, il corso resta come era.
Due dirigenti
A Marzo 2013 firmo la convenzione con l’Istituto di Caserta, ma di li a poco ricevo una lettera del dirigente che mi comunica che la convenzione non è più valida perché il suo compenso è di 2,000,00€ invece che 4.000. E così quello del direttore amministrativo. Gli rispondo che gli accordi erano stati molto chiari e già oltre misura, e che una convenzione non si invalida così facilmente: non firmo la nuova convenzione. E il giugno del 2013 e nel frattempo ho appreso che il dirigente in questione sarebbe andato in pensione con il primo settembre. Confesso un’altra scelta opportunistica: ho lasciato dormire la cosa per un mese sperando che il cambio di dirigente mi avrebbe giovato. (mai fare di questi pensieri), una scelta tuttavia giustificata anche dal fatto che per prassi diffusa i dirigenti incassano tutta la cifra e non lasciano nulla al successore che in realtà, per quanto sia, ha il maggior lavoro.
Un dirigente nuovo di zecca
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Gruppi di discussione nel corso METIS di Napoli |
Rendicontiamo le spese effettuate, ma abbiamo l’amara sorpresa di apprendere che la seconda tranche dei fondi è andata in ‘perenzione’ termine che non so da dove derivi ma significa in pratica che il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) se li è ripresi e non li restituisce se non risulta che siano effettivamente dovuti. E’ una misura giusta per prevenire il fenomeno dei ‘residui passivi’ ossia cifre che le amministrazioni hanno ricevuto senza spenderle e che appesantiscono inutilmente il bilancio dello Stato. Quello che non capisco è come sia stato consentito di restituire dei fondi relativi ad un progetto in pieno svolgimento. In ogni caso a questo punto occorre una documentazione rigorosa delle spese sostenute.
Maestri di Strada, questa la prima versione, avrebbe dovuto anticipare quasi 100 mila euro e a fronte delle ricevute si sarebbero avuti i fondi. Naturalmente questo era fuori discussione. Dopo varie peripezie qualcuno ci comunica che in realtà bastano i contratti sottoscritti per le prestazioni effettuate.
Raccogliamo quindi questa documentazione e la consegniamo alla scuola nell’estate 2014.
Dovete sapere che ci sono ben due revisori dei conti: uno del MEF ed un altro del MIUR. Il revisore del MEF dà parere favorevole ai pagamenti, quello del MIUR non c’è perché è andato in pensione. Inoltre va in pensione il direttore amministrativo della scuola di Caserta , va in pensione i dirigente del MIUR finora preposto al tutto: siamo diventati improvvisamente orfani, perché il nostro integerrimo Stato non funziona in base alle regole ma in base ai rapporti personali, il che sarebbe un bene se non si trasformasse anche in una regolazione basata sui favori personali. Ci dicono che a giorni viene nominato il nuovo revisore. Nell’ingenuo tentativo di accelerare le procedure faccio copia di tutta la documentazione e – siamo a luglio 2014 - la faccio portare direttamente al MIUR da una mia cara amica. In questo modo spero che direttamente il MIUR mi dica se c’è qualcosa che con va.
Nulla.
Non accade nulla.Sei mesi per non firmare la nomina del revisore
Passano sei mesi e il revisore non c’è. Pare che il sottosegretario o chi per esso non abbia il tempo per questa firma. Si rimettono in moto vari amici: pare che sia stata nominata una revisora che sta per andare in maternità e questo richiederebbe una seconda nomina.
Si mettono in moto di nuovo persone di buona volontà che stimano il lavoro dei Maestri di Strada: una funzionaria della “Direzione Generale per la politica finanziaria e per il bilancio” prende a cuore la cosa e trova il bandolo della matassa: nomina ad horas un revisore dei conti. Questo si reca presso la scuola di Caserta il 2 dicembre 2015. Doveva restarci poche ore ma ci resta più di due giorni, passa in rassegna tutto e trova diverse mancanze. Molte cose noi le abbiamo fornite ma a scuola non le trovano o meglio non vogliono neppure cercare perché è in atto un conflitto aperto tra segreteria e dirigente e poi perché loro non ci guadagnano niente, visto che i 2000 euro li ha presi il vecchio segretario (Che siano arrabbiati per questo è una mia illazione priva di riscontro, potrebbero invece anche essere felici di questo).
Anche in questa occasione c’è voluta molta fatica a reprimere la rabbia: il primo controllo dei documenti e la loro corretta conservazione è della scuola che oltre tutto ha preteso un compenso aggiuntivo (Domanda: ma non è uno scandalo l’istituto della ‘intensificazione del lavoro’ che consente a varie persone di percepire somme aggiuntive per attività svolte nello stesso orario di lavoro istituzionale: dobbiamo pagare quando ci sono delle ore in più documentate e non quando qualcuno dice che lavora più intensamente)
E’finita!
Non parliamo più, è finita per grazia di Dio – il desiderio che esista un Dio a guardare tutto questo e a punire un giorno i responsabili è cresciuto lungo questa vicenda - Ma Dio appunto non si occupa di queste cose: non è finita. Ma non lo sapevo ancora, quindi dico alle mie collaboratrici di preparare tutte le carte per effettuare i pagamenti non voglio che si perda neppure un giorno per nostra responsabilità.Ancora una volta tutto tace.
Cerco notizie, imploro che ci dicano come stanno le cose, che non stiano zitti: non ti preoccupare ci stiamo addosso è questione di poco:
La funzionaria della ragioneria mi aveva garantito più volte che i fondi non erano in perenzione quindi sono sicuro che ci siamo: invece per il cambiamento delle norme interne la liquidazione della spesa ritorna all’ufficio Formazione che ha deciso il loro impiego. Mi spiegano che è una cosa giusta e democratica perché decentra le responsabilità, ma intanto noi non siamo pagati.
Santa piattaforma del MEF nostra protettrice (PCC - Piattaforma Certificazione Crediti)
Tutto questo lo so dopo perché nessuno di questi signori ritiene opportuno comunicarci alcunché. Decido quindi di cambiare strategia. Accedo alla piattaforma del MEF per la certificazione dei crediti: altri giorni di lavoro perché tutti possono accreditarsi on line, ma le ONLUS no.
Al MEF di Napoli penso di essere la prima ONLUS che svolge la pratica perché all’inizio sembravano piuttosto smarriti. Poi sono stati gentili e partecipi e mi hanno anche augurato buona fortuna. Molto umani ma questo augurio ma insospettito circa quello che mi aspettava.Accedo alla piattaforma e scopro che l’istituto di Caserta non è iscritto anche se è obbligatorio per legge, quindi non posso certificare i crediti. Mi decido quindi a chiamare un amico giornalista: vorrei un articolo in pagina economica perché questa questione non riguarda solo me. IL giornalista - capisco – preferisce metterlo in cronaca e comunque ha avuto una utilità perché qualcuno incomincia a pensare che deve rispondere.
Nel frattempo invio al MEF una segnalazione in posta certificata per segnalare l’irregolarità della scuola di Caserta. Mi hanno risposto in 24 ore e li ringrazio. Secondo quanto mi scrivono si tratta di una vera illegalità e mi hanno anche consigliato di parlare direttamente con la scuola e chiederle di iscriversi. Non penso proprio di dovermi sostituire agli organi preposti, quindi faccio i PDF delle risposte del MEF e le mando alla direzione regionale e al MIUR. Tempo 24 ore sono chiamato dal funzionario del MIUR alle sei del pomeriggio sul mio cellulare. Mi dice che ci sono delle cose da verificare.
Vado nell’ufficio del MIUR da cui dipende la pratica (il computer aveva scritto uccisio!!!) e si dicono costernati che loro stanno facendo il possibile, ma che se mandano avanti questa pratica come è verrà certamente bocciata dal MEF. Ci sono cose che non vanno. Ma per esempio? Mancano delle firme di presenza. Sono certo al mille per mille che ci sono, ne ho consegnato copia anche qui: è stata la mia prima preoccupazione all’inizio del corso: ci siamo appoggiati a scuole del luogo - anche se non era necessario - proprio per evitare di essere controllori di noi stessi: A questo punto i due girano i fogli da cui stanno leggendo a faccia in giù e dicono che c’è il segreto d’ufficio. Provo a dire che mi pare strano che sia segreta una cosa che mi riguarda ma comunque non insisto: aspetto vostre comunicazioni ufficiali.
Sei capitato nella casella nera: ritorna alla partenza
Ed infatti. Trascrivo dalla lettera giunta alla scuola in data 17 febbraio 2016:Rendicontazione fondi impegnati legge 440/97 – esercizio finanziario 2011 – Progetto Metis-Maestri di Strada
In data 4 dicembre 2015 con nota prot … Il dirigente scolastico dell’ Istituto Superiore XY di Caserta ha inviato la relazione redatta dal revisore dei conti dott. …..
Analizzando detta relazione risultano da integrare un serie di atti quali: il DURC delle aziende coinvolte nel progetto, la trattenuta INPDAP prevista per il compenso del Ds e del DSGA ecc..
Come richiesto nelle comunicazioni inviate da questo ufficio, essendo i fondi perenti necessitano di un articolato iter amministrativo che ha avvio con la richiesta di re-iscrizione in bilancio, corredata di tutta la documentazione comprovante la legittimità della somma richiesta, da presentare al MEF.
Pertanto per consentire all’ufficio scrivente di richiedere la somma necessaria all’erogazione del saldo, si invitano il Revisore dei conti dot ….. a comunicar, dopo la valutazione delle necessarie integrazioni, l’esatto importo da liquidare per il progetto METIS e il dirigente scolastico dott…. Ad inviare la necessaria richiesta di saldo completa dell’importo da erogare .
Quanto richiesto è necessario per corrispondere alle indicazioni del MEF riguardo alla richiesta di reinscrizione in bilancio
La documentazione da inviare al MEF dovrà comprendere l’Allegato 1” modello di rendicontazione che l’ufficio scrivente sta utilizzando per tutti i progetti che ha in carico . Detto modello, una volta compilato con tutte le spese relative all’iniziativa in argomento dovrà essere sottoscritto dal revisore dei conti , dal dirigente scolastico, dal DGSA
In pratica mancano documenti riguardanti soldi - già incassasti - dal Dirigente e dal DSGA sull’anticipo assegnato dal MIUR e comunque cose di competenza della scuola. Ben sapendo quanto fosse inaffidabile la scuola due anni fa ho portato la documentazione al MIUR per chiedere di verificare se mancava qualcosa in modo far trovare al revisore una documentazione perfetta. Ma di questo si è persa traccia. Inoltre il revisore dei conti del MEF aveva già fatto visita alla scuola nel maggio del 2014 e non aveva trovato irregolarità.
L’allegato A1
Perché così si dimostra che due anni di ritardo sono dovuti a nostre inadempienze. Inoltre chiedo, perché la scuola chiede a noi di compilare queste tabelle, forse che ci pagano il lavoro ulteriore? La logica è: se volete i soldi fate quello che diciamo noi e forse noi ancora una volta sottostiamo. Siamo sicuri che il MEF non paga se trova i dati – tutti i dati - in tre colonne invece che in quattro? Questo modello di rendicontazione non ha nessun valore né contabile né legale serve solo all’ufficio e perché dice che è un ostacolo sulla via del pagamento. Perché deve essere firmato dal revisore? Il revisore ha lavorato sulle cifre che sono state stanziate e spese. Ho tutta l’impressione che si tratti di una soverchieria, una prepotenza gratuita finalizzata a definire chi è il suddito e chi comanda.
Riassunto
Mi rendo conto che la vicenda è intricata, ho saltato molti passaggi se no ci voleva un volume; la sostanza è questa:
- abbiamo lavorato su fondi del 2011 stanziati in 'zona Cesarini' a poche ore della fine dell'anno.
- nel novembre 2012 i fondi sono stati stanziati ma noi lo abbiamo saputo solo a inizio 2013
- per misteriosi motivi i fondi sono stati assegnati ad una scuola diversa da quella che li aveva richiesti
- la scuola di Caserta titolare dei fondi, attraverso il suo dirigente accampa il diritto a prelevare una somma consistente del bilancio. Questo accade tra marzo e giugno 2013
- I corsi cominciano nell'autunno 2013 e si concludono ad aprile 2014. Alcune manifestazioni vengono realizzate in date successive
- dal maggio 2014 al 2 dicembre 2015, ossia per sette mesi c'è stata l'inerzia totale sia del MIUR sia della scuola che si rimpallavano senza risolverla la questione del revisore dei conti
- Il bandolo della matassa è stato preso dall'ufficio ragioneria del MIUR da me sollecitato.
- La palla è tornata all'ufficio che si occupa di formazione docenti il quale in pratica ha comunicato che bisogna fare tutto daccapo.
La vicenda quindi entra nel quinto anno di vita, e tutto lascia presagire che arriverà anche al sesto.
Io chiedo: è proprio sicuro che tutti abbiano fatto la loro parte al meglio? se tutti sono stati bravi e la vicenda dura da cinque anni, se invece fossero stati cattivi cosa succedeva?
Parcheggio in quarta fila
Corso San Giovanni, tratto che attraversa la “city” dell’antico casale di San Giovanni a Teduccio ora ridotto a quartiere periferico: banche, uffici, le rovine della direzione generale della Cirio, un edificio sormontato dalla scritta maiolicata Richard & Ginori, automobili parcheggiate in quarta fila a sinistra andando in centro, tre o quattro auto archeggiate sul binario del tram che corre sul lato destro della strada. Le auto sono di persone che stanno facendola spesa in farmacia: questi consumano farmaci come pop corn e le ordinano al farmacista di fiducia come il prosciutto dal salumiere: “mi raccomando che sia la parte migliore”.
(basta entrare una volta in questa farmacia per capire il rapporto con la salute e con il corpo degli abitanti di questa landa periferica)
Nel frattempo fino a duecento persone - due filobus che vanno e due che vengono - restano bloccate: non un fiato vola. Alcune volta qualche vecchio incazzoso ed “ignorante” sbraita ma tutti lo guardano preoccupati. Cosa sta succedendo? Stiamo subendo una violenza, anzi l’abbiamo interiorizzata: siamo nel cuore di una delle zone a più alta densità criminale, e anche ad alta densità di gente fuori di testa (categorie che tendono a confondersi): non sappiamo chi sono quelli parcheggiati in quarta fila e neppure chi siano le gentili signore che stanno facendo la spesa in farmacia; non sappiamo se qualcuno di loro non reagisca armi in pugno. Per così poco? Si per poco: è questo che rende forti i criminali: essere disposti a giocarsi tutto per un parcheggio in quarta fila o per parcheggiare sui binari del tram. Confesso un’altra debolezza: più volte mi è stato chiesto se avevo paura della camorra. La mia risposta standard è: no, io credo di essere l’alleato della parte migliore delle persone peggiori.
Però confesso che ho molta paura di quelli parcheggiati in quarta fila.
Dunque quando uno si porta in corpo una paura del genere non è un cittadino sovrano ma un suddito,
Di chi? Di chi sei suddito?
Una sudditanza distribuita, in certo senso democratica
E comunque approfittando della confusione generale ogni tanto mi prendo la soddisfazione di parcheggiare in quarta fila. E con questo si completa il quadro della sudditanza, perché il vero suddito, appena può approfitta nel modo più vile della irresponsabilità che deriva dalla dipendenza.