martedì 15 dicembre 2009

Carla, maestra di strada e nostra maestra se ne è andata


Se ne è andata Carla.
Il suo corpo sta qui vicino a me, freddo dopo una lunga malattia vissuta bene.
Abbiamo fatto il nostro ultimo bagno di mare il 28 agosto, al mattino presto perché non poteva prendere il sole forte a causa della chemioterapia, quando la spiaggia è deserta, il cielo pallido, il mare piatto appena increspato da onde minute che si infrangono in silenzio. Bastava  questo a farla stare bene, a farle dimenticare preoccupazioni e fatiche, la malattia. Era la stessa calma che da bambina aveva visto nelle acque del Pirlo, un laghetto alpino dell’aspra Valmalenco, dove il cielo si specchiava unendosi alla terra.  Aveva voluto che vedessi il Pirlo e con lei avevo girato tutte la valli più interne della Valtellina e scalato alcune vette ghiacciate.
Mi aveva portato anche in Val Madre, una valle stretta e selvaggia dove riteneva avere le sue vere radici: poche case ormai in rovina arroccate sull’alta sponda del torrente Madrasco, un piccolo cimitero abbandonato in cui Melazzini,  e altri assonanti cognomi, erano padroni.  Da questa valle venivano i fieri antenati, quelli che litigavano col vento, quelli che battevano il ferro col maglio idraulico,  quelli che non pronunciavano una parola di troppo e spesso neppure quelle essenziali.  I ritratti di questi antenati, come quello del nonno ‘maestro casaro’ stanno nella nostra stanza in una nicchia nel muro costruita  centinaia di anni prima non si sa per quale motivo, ma diventato il nostro altare agli dei Lari e Penati.  Qui c’è anche il ritratto dello zio Bruno, l’alpino  che ha eroicamente compiuto la ritirata di Russia senza abbandonare i suoi uomini e sorreggendoli in ogni modo, i ritratti dell’ironico zio Teresio che dalla lontana Argentina continuava a scrivere divertenti storie in dialetto valtellinese, le foto di Giovanna che vive in Giappone  e del Giardino di pietra, di Luisa e  del suo figlio peruviano  Elvis, e quella di una classe di scuola in Perù consistente in un vecchio banco posto in un prato a quattromila metri d’altezza sullo sfondo dei settemila delle Ande.
In altri luoghi della casa, sui vetri delle librerie, ci sono altri ritratti: Freud, Nietzsche, Leopardi, Konrad, Dante, Tolstoi.  Altri ne avrebbe messi solo  se li avesse avuto a portata di mano, ad esempio Dostoevskij, Melville ….
Queste e molte altre erano le sue radici,  linee di nutrimento cha portano lontano nello spazio, nel tempo, ma soprattutto  nella profondità dell’animo, in quelle zone dove  la complessità e la complicazione del reale cedono di fronte alle emozioni più semplici, dove ritroviamo antiche paure, dolori sopiti.  Carla ha custodito ostinatamente questi spazi da ogni invasione, dalla sua stessa invasione.  I suoi scrittori preferiti, gli esploratori degli abissi le sono serviti a far visita a questi luoghi per interposta persona a parlarne a se stessa, a me suo compagno e ai suoi figli, senza mai nominare esplicitamente il proprio dolore.
E ha dovuto fare forza a se stessa per generare figli, per  poter esprimere attraverso la carne una speranza ed una promessa che l’animo le impediva.  Prendere possesso della sua capacità di generazione è stata una fatica durata anni, e prendere possesso pieno della sua femminilità è stato ancora più difficile, è durato fino a  pochi anni orsono.  Negli anni dell’università la sua ritrosia era passata in proverbio, ha scoraggiato corteggiatori eccellenti con poche secche parolacce che lasciavano di stucco il pretendente che si aspettava da una persona riservata e diafana nell’aspetto parole miti e gentili. Come ‘capo’ del movimento degli studenti era così determinata che gli avversari non trovarono di meglio che scrivere sui muri gigantesche scritte ironiche sul suo conto. La determinazione ad affermare la  propria identità contro ogni tentativo di cucirle indosso un vestito l’ha portata ad essere una delle poche persone se non l’unica ad abbandonare la Scuola Normale di Pisa di sua volontà e per dichiarata incompatibilità con un modo di fare cultura lontano dal reale.
Tutti ammiravano la sua forza, la sua ostinata determinazione ad affermare le cose semplici e lei non lo sopportava, non sopportava che gli altri avessero tanta fiducia in lei,  non voleva autorizzare nessuno a farlo eppure lo faceva sistematicamente perché ogni volta dopo  quelle che io chiamavo ‘ ventate di ottimismo’   - in realtà fosche previsioni pessimistiche – con poche semplici parole riprendeva il cammino ed era tanto più seguita quanto più aveva dubitato dell’opportunità di avanzare. E poi protestava: ma chi li autorizza ad  avere fiducia?
La morte Carla è come la morte di una pianta millenaria, muta ed immobile testimone di avvenimenti che nella sua prospettiva sono effimeri  ed insieme nutrita da quanto le accade intorno, dal passare delle stagioni, dal calore del sole, dalla forza della terra. Quando muore una simile pianta per molto tempo niente cresce nei solchi un tempo occupati da radici vitali, ma col tempo tutto si trasforma in nuova linfa vitale. Io spero per noi che questo accada e che quanti le hanno voluto bene possano continuare a nutrirsi della sua forza.
Cesare

22 commenti:

  1. Grazie Carla. Grazie.

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  2. Un abbraccio forte a Cesare

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  3. Caro Cesare, ti abbraccio. In tutti questi anni, senza vedervi, ho sempre pensato a te e Carla come a un'entità forte che c'era, da qualche parte, e che mi dava forza e speranza sapere che c'era.La prova di come si può essere persone forti, rigorose, e amabili e riservate. Continuerò a pensare così, a te che ti tocca questa prova, e a Carla che se n'è andata ma esiste eccome. Fabrizio

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  4. Un abbraccio sincero e sentito da una persona che non conosceva Carla, ma che attraverso queste parole si è fatto un'idea di chi poteva essere e di cosa ha rappresentato.
    Andate avanti c'è bisogno di gente come voi!

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  5. caro Cesare, ti abbraccio con tanto affetto e tanta stima per te e per Carla che ricordo presso la sede del centro per l'impiego di scampia, con i vostri ragazzi di San giovanni
    Flora Savastano

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  6. Seppur così differenti tra voi il tronco si è fuso. Nei solchi vuoti, che pure ci saranno, intorno ce ne saranno altri ancora pieni, i tuoi. E continueranno a far circolare linfa saggia e attingeranno dall'intorno che continua a vivere con te, con noi e, dunque, anche con Carla.
    Grazie per questo tuo ulteriore intimo sguardo su lei che ci hai donato.
    Maria Francesca Magliulo

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  7. mi dispiace tanto, davvero.

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  8. mi associo al dolore di Cesare Moreno e lo esorto a continuare la strada intrapresa con la sua dolce Carla..
    Mi occupo di volontariato e integrazione con la diversabilità attraverso il Teatro. Ebbene un grande riconoscimento mi è stato dato da una giovane studentessa partecipante al progetto Teatro Insieme: l'ultimo anno delle superiori, quello dove ho recitato, è l'anno che ricordo con maggiore soddisfazione e rimpianto..Le sono vicina con affetto. Teresa Mazzanti

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  9. Ferito dalla mancanza di Carla e commosso dalla lettera di Cesare. Mi ha colpito il vostro viaggio in Valtellina che mi ha fatto venire in mente un film semplice e poetico sul congedo dalla vita, "Barking Water". Un anziano indiano seminole malato terminale si fa accompagnare in automobile in un viaggio a ritroso nella sua vita. Si dice che prima di morire appaiono rapidi fotogrammi della vita vissuta. Tu hai esaudito il desiderio di Carla di rallentare la visione, di viverla con tutti i sensi e con la ragione.
    Un pensiero anche da Francesca
    Mario Spada

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  10. Caro Cesare grazie per le tue parole che, non solo hanno fatto conoscere una donna straordinaria anche a chi la conosceva poco come me, ma aprono una breccia nelle nostre menti spesso occupate da una prosa della sopravvivenza.
    Ti abbraccio forte
    Oscar Nicolaus

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  11. forse potremmo la tua Carla e la nostra Monica ricordarle insieme, come ha scritto Marco, su una spiaggia davanti al mare...Oscar

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  12. Caro Cesare, la notizia e le tue parole mi hanno riportato in un tempo oramai lontano, quando ci si incontrava spesso e quando doveva ancora tutto succedere. L'impegno di Carla, il tuo, quello di tutti gli amici dei Maestri di strada, ciò che avete fatto e ciò che ancora farete mi rincuorano parzialmente per una partenza per me inattesa e quindi tanto più irreparabile.
    Ti abbracciamo forte.
    Luca & Nina Pedrolini, Lugano

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  13. Conoscevo Carla da molti anni, ma superficialmente. Poco più di un anno fa facemmo insieme una traversata verso Procida per partecipare ad un incontro di formazione. Camminando per le strade di Procida parlammo della nostra comune passione per la montagna, e di come i più giovani di noi fossero restii a percorrere lunghe distanze, a raggiungere obiettivi che sembrano lontani. E mi parlò della gioia che provava quando portava i suoi allievi in montagna e questi si meravigliavano di essere riusciti a percorrere tanta strada solo seguendo il suo passo.
    Dario

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  14. ci incrociamo da anni cesare,seguo il tuo impegno appassionato per questa città. sapevo che carla era malata, mi spiace tanto. abbi cura di te

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  15. Poco conoscevamo Carla ma conosciamo bene te e quanto avete fatto per la vostra città e per i ragazzi tutti. Sappiamo quanto di Carla c'era in tutto questo. Un grande abbraccio. gli amici del CILAP EAPN Italia

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  16. Ho lavorato con Carla per diverso tempo e ho condiviso preoccupazioni e cura del lavoro e dei ragazzi. Carla era davvero una maestra di strada per tutti noi che abbiamo avuto il piacere di conoscerla e lavorarci insieme. Come dice Cesare (che abbraccio) una pianta che affondava solidamente le proprie radici nella roccia e per questo trasmetteva quella solidità che ti aiutava a tenere l’equilibrio anche in situazioni piuttosto caotiche. In me rimane sempre il ricordo di una persona che sapeva trasmetterti umanità con profondo rispetto della vita altrui e consapevolezza della complessità delle cose. Ciao Carla. Antonio Pezzano

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  17. Non conoscevo Carla ma ne ho sentito parlare, quasi per caso, nella rassegna stampa di radio3.Avevo sentito parlare dei maestri di strada, conoscevo il loro lavoro e ho sempre provato per loro una stima profonda.Mi conforta pensare che ci sia gente così, che lavori con entusiasmo seppure tra infinite difficoltà.La prima persona che mi viene in mente adesso è senza dubbio don Lorenzo Milani ( un prete con le palle ) il quale ha scritto, rivolgendosi alla "classe insegnante":se ogniuno di voi sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe l'ingegno per farli funzionare. Io vi pagherei a cottimo..... e conclude dicendo: perchè la scuola che perde "Gianni" non è degna di essere chiamata scuola.Grazie Carla, anche se non ti ho mai conosciuta.
    Ornella

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  18. ciao cesare, riesco a dire che mi dispiace, ma non è abbastanza per esprimersi davanti alla morte

    norberto

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  19. Cesare da molti anni che non ti vedo ma ti seguo Solo adesso per caso sono venuto a conoscenza della scomparsa di Carla anche se l'ho vista qualche volta ma di lei mi rimane il ricordo della sua voce dallo scandire le parole di te il tu modo di affrontare la situazione adesso affrontala con coraggio e determinazione come sempre ai fatto ci sentiremo ciao LUIGINO fiat

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  20. Carla è stata una grande, l'ho conosciuta trent'anni fa e poi le strade si sono allontanate ma senza di lei la mia storia e i miei pensieri sarebbero diversi.
    Beatrice Monroy
    un tempo della Mensa per i bambini proletari di Montesanto

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  21. ho saputo solo adesso da Report che Carla Melazzini, mia professoressa di italiano all'istituto agrario di ponticelli non c'è più, un brivido alla schiena, volevo salutarla, e ringraziarla, un grande abbraccio.

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  22. ciao prof. carla grezie grazie tutto quello ke hai fatto per me! e per aver creduto in me! grazie di vero cuoro, non hai smesso mai di credere in me. grazie di vero cuore. Claudio Gisogni ex allievo di chance

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La mia foto
Napoli, NA, Italy
Maestro elementare, da undici anni coordina il Progetto Chance per il recupero della dispersione scolastica; è Presidente della ONLUS Maestri di Strada ed in questa veste ha promosso e realizzato numerosi progetti educativi rivolti a giovani emarginati.