martedì 14 settembre 2010

Dimenticare il Meridione

Ho seguito la trasmissione  radio "tutta la città ne parla", centrata sulla crescente insofferenza verso il meridione
Alcune osservazioni:

Bisogna dire la verità.
a) ha ragione il parroco di Parco Verde di Caivano, bisogna dire la verità.
La vita nelle nostre città è indegna di una paese civile. E questo dobbiamo dirlo noi che viviamo in questi quartieri e dobbiamo dire anche che c'è una classe sociale - che assume colori politici diversi a seconda del momento e della convenienza - che ha un ruolo parassitario e che gioca da almeno un secolo e mezzo a usare la miseria e il degrado del sud - da lei stessa alimentato - per pompare e succhiare denari che servono solo a ingrassare se stessa.  Da sempre questa classe sociale è alleata  prima dei conquistatori sabaudi - si l'unità è importante, ci credo, ma le bandiere  non sempre sono portate da personaggi altrettanto nobili che le loro bandiere - poi dei governanti del momento. Il ministro Brunetta ha quel posto grazie ai voti e al sostegno di quella classe parassitaria e nulla ha fatto il suo governo contro questo ceto parassita, e mentre lui parla il governo di cui fa parte sta comprando i voti di quella borghesia parassitaria.
Dunque ha ragione Brunetta e farebbe bene a sputare in cielo per vedere a chi toccano i suoi insulti.
Il razzismo da sempre viene alimentato da quegli stessi che lo usano e lo sfruttano per proprio privato interesse. Quello che è grave, che sta accadendo è che milioni di coscienze restino ostaggio di questo gioco di schieramenti contrapposti dentro i quali, in nome del fronte comune, alcuni prepotenti continuano ad opprimere quelli in nome dei quali dicono di combattere.  Dunque bisogna dire la verità, bisogna dire che viviamo nello schifo e che di questo schifo sono responsabili quegli stessi che fingono di condannarlo. Ciò che è grave è che una persona colta come il parroco non si renda conto che un qualsiasi personaggio pubblico, ancor di più un ministro, non può esprimersi in quel modo, non può istigare un pensiero che è intrinsecamente razzista che unifica in una categoria ciò che non può essere unificato in quanto questa operazione - linguistica e psicologica - contribuisce a opprimere quelli che di questo schifo sono vittime. La monnezza delle strade di Napoli è lo specchio fedele delle sue classi dirigenti e questo non assolve chi deposita ogni monnezza nelle piazzole  e anche sotto casa, anzi li rende doppiamente colpevoli di essere dei sozzoni e di essere mentalmente schiavi dei sozzoni che ci governano (che sono quelli attuali e quelli che si autdichiaravano puliti che hanno governato per 17 anni regione, provincia e comune).

L'ingiustizia dei vincitori non nobilita l'ingiustizia dei vinti
b) lo storico di cui non ricordo il cognome ha ragione quando dice che ci sono stati massacri, che la logica dei generali era quella di invasori. Sono nella quarta generazione di un ufficiale piemontese che ha combattuto a Curtatone e che è giunto a Napoli, nella casa in cui abito, come truppa di occupazione; in casa ho trovato i piani militari e la disposizione delle truppe  non per difenersi dagli eserciti, ma per bombardare e attaccare i quartieri popolari. Di fronte casa mia i bersaglieri hanno fatto fuoco sugli operai in sciopero dell'officina di Pietrarsa che era la prima d'Italia a riparare locomotive.  Tutte le grandi industrie  della zona orientale di Napoli  - dove abito e opero e dove oggi domina la camorra - sono state smantellate una dietro l'altra, quelle pesanti, quelle tessili, quelle delle pelli etc..  quindi è tutto vero, ma è anche vero che era tutta industria protetta, che era tutta industria a capitale inglese, belga, francese, svizzero etc..  è vero che alcune città mostruose (Napoli era più grande di Parigi, e quindi la più popolata città d'Europa; ma era una città, un ambiente produttivo e sociale strutturato, oppure un grande accampamento di clienti commensali di briciole della grassa borghesia che consumava a Napoli i frutti delle rapine nelle campagne meridionali?), è anche vero  che alcune industrie protette succhiavano il sangue di tutto il meridione. C'era ricchezza ma mal distribuita, male usata, riversata nei palazzi principeschi che affollano Napoli, portata all'estero e mai riversata negli investimenti produttivi. Ancora oggi il sistema bancario raccoglie nel meridione molto di più di quello che investe in loco, le banche locali sono diventate filiali lucrose di grandi gruppi del nord.  Gli studi dicono anche che a parità  di macro-indicatori economici c'erano nel cortile di casa dei Borboni - che tale era il loro indicibile regno - livelli di investimenti incomparabilmente diversi e soprattutto una mancanza di imprenditorialità vera che ha reso l'apparato economico del sud facile preda del colonialismo vendicativo dei piemontesi.  Dunque non c'era giustizia e non c'era un sistema economico sano. I piemontesi invece di combattere questa sperequazione e queste ingiustizie hanno sostituito la loro ingiustiza a quella dei borboni, il loro colonialimo industriale a quello degli inglesi, dei francesi, dei belgi. Dunque, allora come oggi, l'ingiustizia dei vincitori non nobilita l'ingiustizia dei vinti. Anche in questo caso dobbiamo dire la verità perchè la verità aiuta la giustizia, aiuta a dare un senso alla sconfitta e all'oppressione degli ultimi, mentre lo schieramento fazioso, da una parte o dall'altra, perpetua nel pensiero uno scontro tra classi dominanti senza considerare la vita di interi popoli.

Non è mai stata fatta l'unica cosa che doveva essere fatta
c) non è vero che tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto. Non è mai stata fatta l'unica cosa che doveva essere fatta: rompere l'alleanza politica tra lo stato nazionale e la borghesia parassitaria meridionale e il corollario di questa alleanza che è la tolleranza o l'alleanza con le organizzazioni criminali. La storia degli ultimi cento  anni ci dimostra che anche quando poliziotti newyorkesi, prefetti di ferro, generali dei carabinieri, commissari di polizia, magistrati, sacerdoti, giornalisti, si ribellano alle organizzazioni criminali, la rete delle debolezze, delle tolleranze, delle passività, delle superficialità ed infine anche quella delle complicità vere e proprie  si richiude sui  protagonisti che alla fine pagheranno con la vita. Dunque sono stanchi del meridione quelli che hanno sempre girato la faccia dall'altra parte, che sono annoiati di questo parlare sempre delle stesse cose, di questo aggrovigliarsi intorno agli stessi problemi, che vogliono continuare  fare affari e salotto con la borghesia meridionale senza essere disturbati da tante inutili chiacchiere. Hanno ragione, chiedo a voi giornalisti se dobbiamo inseguire questi signori per convincerli della bontà della causa meridionale oppure dobbiamo aiutare le persone - e sono già milioni - a capire che la proria dignità la si difende innanzi tutto dissociandosi  mentalmente e psicologicamente dalla sudditanza alle idee e al potere di questi signori.

Cesare Moreno, maestro di strada, ex coordinatore del progetto Chance, un progetto che si è occupato per dodici anni - con successo e con onore -  dei ragazzi che non vanno a scuola e che è stato chiuso nell'indifferenza generale  da quella borghesia che oggi grida allo scandalo razzista.

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Napoli, NA, Italy
Maestro elementare, da undici anni coordina il Progetto Chance per il recupero della dispersione scolastica; è Presidente della ONLUS Maestri di Strada ed in questa veste ha promosso e realizzato numerosi progetti educativi rivolti a giovani emarginati.